Venerdì 3 Maggio 2024

Antonio Di Pietro: "Inchieste e fake news. Politica poco credibile e gli elettori scappano"

L’ex magistrato ed ex ministro: bisogna restituire etica alle preferenze. "Ma anche i cittadini devono fare autocritica se accettano compromessi"

Antonio Di Pietro

Antonio Di Pietro

Roma, 20 aprile 2024 – “Il problema non sono le preferenze. Bisogna ridare etica alle preferenze invece. Senza, deciderà ancora di più un capobastone". Antonio Di Pietro, ex ministro e magistrato simbolo di Mani Pulite, non pensa che il problema del voto di scambio si risolva togliendo i nomi dalle schede elettorali. "E lasciar decidere ai partiti è ancora peggio. Perché così si legalizza ciò che è costituzionalmente improponibile. La Carta garantisce al cittadino il diritto di scegliere da chi farsi rappresentare. Io sono per un ritorno alle preferenze anche nella legge per le elezioni politiche. Anche perché togliendole il capobastone non potrà nemmeno essere punito, visto che così il suo potere aumenterà".

Catania, Bari, Torino. Tre inchieste diverse con al centro il voto di scambio e tre mafie diverse. Che cosa insegnano?

"Secondo me anche il cittadino elettore deve fare autocritica. La ricerca del voto è di per sé basata su un compromesso: vota me perché porto avanti questo progetto. Svendere il proprio voto per 50 euro o per un’utilità è un comportamento da censurare".

Il personaggio al centro dell’inchiesta di Catania è Luca Sammartino, di professione odontoiatra che a un certo punto riesce a raccogliere 32mila preferenze dell’Ars. Sammartino è transitato tra Udc, Pd, Italia viva e Lega. Non è una tipologia di candidato un po’ discutibile questa?

"Secondo me no. Il consenso è basata sulla conoscenza che i cittadini hanno di un personaggio. Questo di per sé è l’essenza del voto democratico. Io ormai ho 73 anni e non generalizzo più. La cosa importante è sapere se ci sono preferenze comprate o meno. Ma non bisogna fare di tutta l’erba un fascio".

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Nell’indagine di Catania un carabiniere si è fatto corrompere per 400 euro, a Torino si vendevano i cambi di destinazione d’uso degli immobili. A Bari invece si compravano i voti con le bombole del gas. Il problema più che il voto di scambio pare essere la povertà.

"Anche qui non sono d’accordo. Giustificare la svendita di un proprio diritto perché si è poveri è umiliante. Io invito il cittadino elettore ad alzare la testa e a non scendere a patti così umilianti per sé stesso e per il contesto sociale in cui vivi".

Ma è possibile fare un partito senza cacicchi?

"Se per cacicchi si intendono i personaggi che conquistano voti con metodi illeciti, allora la mela marcia si trova ovunque. E non solo nei partiti: abbiamo visto come funzionava il sistema Palamara all’interno della magistratura. A questo punto mi viene di rispondere con un’altra domanda: esistono organizzazioni in cui non ci sono mele marce? La verità è che ci sono ovunque, persino in Vaticano".

QN ha aperto un dibattito sulla crisi della democrazia. Oltre al voto di scambio, ci sono le fake news: le fragilità del sistema dell’informazione influiscono sulle scelte elettorali?

"L’informazione è uno strumento fondamentale in una democrazia liberale. Ma anche nel sistema dell’informazione ci sono le mele marce. Tra i giornalisti c’è chi utilizza il tesserino non per informare, ma per dossierare per conto di altri. Come ha detto Formica al Corriere , quando io ero sotto inchiesta ero stato messo sotto controllo telefonico da chi dovevo interrogare. Il tutto sotto la supervisione del capo della polizia di allora".

La disaffezione alla politica dei cittadini oggi porta a un sempre maggiore astensionismo. Come si combatte?

"Restituendo credibilità alla politica. All’epoca di Mani Pulite l’opinione pubblica era vicina alla magistratura perché la vedeva come una lotta tra guardie e ladri. Oggi, anche a causa di un’informazione pilotata, l’opinione pubblica vede una guerra per bande. Per questo si disinteressa al voto".