Lunedì 20 Maggio 2024
Redazione
Moda

Donne e tatuaggi nel passato

Dalla misteriosa mummia egizia all'élite occidentale. Tra riti, denaro e vanità, nella storia non mancano gli esempi di personaggi femminili dediti all'arte del tatuaggio

Maud Stevens

Maud Stevens

Spesso non visti di buon occhio ne giorni meno recenti, i tatuaggi sono da tempo sdoganati e diventati pratica comune e socialmente accettata. Tuttavia, non è sempre stato così. Per il mondo occidentale, l'arte del tatuaggio è stata  a lungo simbolo di trasgressione e, ancora una volta, era soprattutto sulla pelle delle donne che creava scalpore. La concezione cambia però con il variare delle comunità e delle tradizioni, tanto che, in alcune culture tatuarsi era un vero e proprio rituale. In altri casi ancora, i disegni sulla pelle di una donna ne aumentavano la fama e il successo, ma ci sono anche esempi in cui erano fatti per puro diletto e casi inspiegabili, come quello del corpo della mummia scoperta a Deir el-Medina e risalente a 3.000 anni fa.

Tatuaggi fatti per rituale, per moda e per denato

Come anticipato, il caso della mummia egizia scoperta nel 2019 è ancora un mistero per gli archeologi. La sua pelle riportava infatti immagini di babbuini seduti, cobra, mucche e fiori di loto. Vista l'epoca, potrebbe trattarsi del corpo di una guaritrice, i tatuaggi potevano essere amuleti per proteggere la salma nell'aldilà. Nel passato, infatti, la pratica dei tatuaggi era in molti casi un vero e proprio rituale che poteva servire per creare un legame indissolubile tra madre e figlia, in modo che non si separassero neanche nell'aldilà, ma anche come amuleto contro la sterilità, come nel caso della popolazione russa dei Ciukci. L'antropologia è ricca di studi e considerazioni sulla pratica dei tatuaggi e la letteratura include osservazioni di numerosi studiosi, Lombroso compreso, che, oltre a sostenere che le persone tatuate fossero criminali istintivi, condannò l'ultima tendenza della moda e rivolse le sue critiche alle donne dell'alta società londinese, mostrandosi addirittura turbato dal fatto che potessero sopportare il dolore di essere tatuate per appagare la loro vanità. Dalle donne altolocate alle artiste del circo, lo scopo del tatuaggio cambia e, da strumento di bellezza si trasforma in vera e propria attrazione, capace di aumentare il potenziale e il valore del corpo, al pari se non superiore di quello dei colleghi uomini. Più scabrosa era la storia che il tatuaggio raccontava sul corpo di una donna, maggiore era il suo valore. Storie di rapimenti e prigionia erano dunque all'ordine del giorno, ma non c'era limite alla fantasia e alla creatività, il tutto per guadagnare un ingaggio più remunerativo e garantirsi un tenore di vita migliore.

Dalla principessa siberiana all'ereditiera americana

Riemersa dal permafrost siberiano nel 1993, una donna sepolta nel V secolo a.C. riporta sulle braccia tatuaggi sorprendentemente moderni per l'epoca: un cervo con becco da grifone e corna da capricorno, una pecora e leopardi delle nevi. Dalla Siberia al Nord America. Nel 1851 Olive Oatman inizia a far parlare di tatuaggi di prigionia. In parte la sua storia è veritiera, dal momento che venne catturata dagli Yavapai per poi essere scambiata con i Mohave e in fine riscattata dall'esercito americano. Tuttavia è altamente improbabile che il tatuaggio sia stato imposto come tortura, più accreditata è invece la teoria che i Mohave le tatuarono il mento con cinque linee parallele per garantirle il passaggio nell'aldilà. Qualunque fosse la verità, Olive Oatman è stata una delle prime donna a guadagnarsi da vivere grazie ai suoi tatuaggi, una pratica seguita poi da altre donne apparenti al mondo del circo come Nora Hildebrandt con i suoi 365 tatuaggi, spacciati come conseguenza della cattura da parte di Toro Seduto, in realtà realizzati dal marito Martin, un famoso tatuatore. Differente è la storia dell'ereditiera Aimée Crocker, nota come "la Regina di Boemia". Oltre ad essere famosa nell'altra borghesia americana per i party stravaganti tra San Francisco e New York, non passavano inosservati i suoi tatuaggi, realizzati durante un decennio trascorso in giro per il mondo. Tra i tanti soggetti rappresentati comparivano un serpente sulla gamba e una farfalla sulla schiena.

Dalla parte dell'inchiostro: le donne tatuatrici

Per quanto riguarda la professione, le abilità e le tecniche erano gelosamente custodite dagli uomini. Ad aprire la strada dell'arte del tuatuaggio alle donne è stata Maud Stevens. Contorsionista e acrobata, pare abbia convinto quello che sarebbe diventato il futuro marito, Gus Wagner, ad insegnarle la tecnica in cambio di un appuntamento, dopo averlo visto tatuare 1.900 persone all'Esposizione Universale del 1904. Le cose tra i due andarono per il meglio, tanto che la loro figlia, Lotteva, entrò nell'azienda di famiglia a nove anni. Altra figura femminile che si distinse nel mondo dei tatuaggi, dalla parte di ago e inchiostro, è Mildred Hull che nel 1936 finì sulla copertina della rivista Family Circle. Ex ballerina di burlesque, con 300 tatuaggi sulla sua pelle, la frequentatissima attività che gestiva si trovava dietro un negozio di barbiere a New York ed è rimasta in attività per ben 25 anni.