Mercoledì 22 Maggio 2024
GIOVANNI
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Woody a pezzi: "È l’ultimo film, cinema addio"

A 86 anni Allen conferma il ritiro dalla regia: "Vai in sala per qualche giorno poi finisci in streaming: non mi diverto più. Scriverò romanzi"

di Giovanni

Bogani

È un malinconico addio, quello di Woody Allen. Intriso di delusione, disillusione, forse anche di rabbia. Un malinconico addio, da parte del più comico dei pessimisti, del più geniale nel riassumere in battute fulminanti riflessioni sulla meravigliosa insensatezza dell’universo. Adesso, una delle poche cose che gli era sempre sembrata sensata – il cinema – non gli piace più. "Farò un altro film e poi mi ritirerò a scrivere", annuncia Allen in un’intervista al quotidiano spagnolo LaVanguardia. Il film è Wasp 22, che Allen sta per girare a Parigi, descritto come un thriller sentimentale alla Match Point. Anche in una conversazione con Alec Baldwin, trasmessa in live streaming lo scorso giugno, accennava a questa possibile decisione: "Vediamo. Non sento più il brivido, non mi diverto più".

Colpisce, questo addio annunciato. Perché è Woody Allen, uno dei geni del cinema. Un genio che fra l’altro ha prodotto film a un ritmo pazzesco, uno all’anno, a volte persino due: girare film, per lui, è vivere. Ed è ancora più pazzesco se si pensa che Allen scrive gag e battute da quando aveva tredici anni, e si pagava così il cinema... Ma ora, quell’entusiasmo che aveva sempre avuto si è esaurito. "Le emozioni se ne sono andate", ha detto. "Una volta, quando facevo un film, andava in tutti i cinema del Paese. Ora fai un film, e rimane in sala un paio di settimane; quando va bene quattro, poi finisci sulle piattaforme di streaming. Non mi diverte più. Era bello sapere che cinquecento persone avrebbero visto il mio film nello stesso istante", spiega.

Adesso, dopo quattro Oscar vinti, sedici nomination, cinquanta film realizzati, Woody non ne può più. Ma probabilmente, oltre alla fine del cinema di una volta e all’avvento dell’era dello streaming, c’entra qualcosa – o forse più di qualcosa – il fatto che Woody Allen sia stato attaccato, accusato, ostracizzato, demonizzato, emarginato da Hollywood. Con il #MeToo – e con i servizi che lo fecero esplodere che valsero al figlio della Farrow, Ronan, il Pulitzer per il giornalismo nel 2018 – le accuse anni ’90 dell’ex compagna di Allen, Mia, di aver molestato la loro figlia adottiva, Dylan, quand’era una bambina, hanno ripreso vigore: accuse pur smentite da due differenti indagini. Ma lui, abituato a trattare con leggerezza qualsiasi argomento, scrive che quell’accusa è "qualcosa di peggio della morte".

Accuse smentite, che non hanno mai portato a un processo, ma non importa: quelle accuse non sono mai state cancellate del tutto per riaffiorare, ribadite in questi ultimi anni sotto #MeToo dalla stessa Dylan ormai donna, come una macchia nera sulla sua persona. Molti produttori americani hanno messo Woody nella loro lista nera; attori che hanno lavorato con lui, come Timothée Chalamet in Un giorno di pioggia a New York, si sono affrettati a rinnegarlo. Amazon ha rotto il contratto di distribuzione dei suoi film. Negli Stati Uniti i film di Woody Allen non escono.

Non gli è mai importato di fare parte della Hollywood più commerciale: non è mai neppure andato alle cerimonie degli Oscar, nemmeno quando li ha vinti. Ma dall’essere un regista indipendente, libero di girare e far vedere i suoi film a chi li ama, all’essere un uomo condannato da colleghi come Kate Winslet, Colin Firth, Greta Gerwig, c’è un abisso. E anche se altri attori sono rimasti con lui, a difenderlo – vedi Scarlett Johansson, che con Allen ha girato tre film – altre bordate sono state sparate contro di lui anche sul piccolo schermo, come dalla la docuserie Hbo Allen v. Farrow, realizzata nel 2021 in collaborazione con Mia. A 86 anni, forse un peso troppo grande da sostenere.

E così, quella filmografia che sembrava costantemente in progress, magmatica, adesso diventerà un corpus: cinquanta film, fra cui alcuni capolavori, da Io e Annie a a Provaci ancora, Sam – anche se la regia non era sua, in quel caso –, da Hannah e le sue sorelle a Manhattan, da Zelig a La rosa purpurea del Cairo, da Harry a pezzi alla Dea dell’amore, da Midnight in Paris a Vicky Cristina Barcelona, fino a Blue Jasmine. Ci hai dato un immenso regalo, Woody. Ogni tuo film è un modo di guardare, con ironia, al mondo, all’esistenza, all’ipotesi dell’aldilà, a quello che, da queste parti, ci fa vivere, ci fa amare, ci fa sognare.

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