Venerdì 14 Giugno 2024
GIOVANNI BOGANI
Magazine

Cannes 77. Una commedia sexy e 4 ragazze ex aequo. La rivoluzione di Greta

“Anora“: la giuria di Gerwig incorona con la Palma la “rom-com“ Usa di Sean Baker. Riconoscimenti anche al musical narcos trans “Emilia Pérez“ e all’India di Kapadia.

Cannes 77. Una commedia sexy e 4 ragazze ex aequo. La rivoluzione di Greta

Cannes 77. Una commedia sexy e 4 ragazze ex aequo. La rivoluzione di Greta

È una storica prima volta, a Cannes. La prima volta che il premio per la migliore interpretazione femminile – attribuito dalla giuria presieduta dalla regista americana Greta Gerwig, l’autrice del kolossal femminista Barbie – è vinto da un’attrice transgender, Karla Sofìa Gascón, per Emilia Pérez. Ma questa edizione del festival di cinema più importante al mondo è anche quella del premio speciale a Mohammad Rasoulof, il regista iraniano autore de The Seed of the Sacred Fig (Il seme del fico sacro). Che solo due settimane fa attraversava a piedi, in clandestinità, il confine del suo paese, per abbracciare "l’Iran fuori dall’Iran", l’esilio. Il mondo, con il suo ribollire, con le sue tragedie, con le sue tensioni si rispecchia tutto in questo festival.

Vince la Palma d’oro come miglior film Anora, sexy “com-rom“ (commedia-romantica), opera sfrenatamente divertente, eppure densa di umana compassione, storia di una tostissima ma fragile ballerina di night, fra figli viziati di oligarchi russi, nozze a Las Vegas, sogni d’amore, scagnozzi maldestri, in una Brighton Beach dove si parla solo russo. Il regista statunitense Sean Baker dedica il premio "a tutte le lavoratrici del sesso, le sex workers del passato, del presente e del futuro".

Poco prima, la commozione per l’abbraccio fra due grandi vecchi, Francis Ford Coppola che stringe George Lucas e gli consegna la Palma d’oro d’onore. È il momento più pop – con un lungo omaggio a Guerre stellari, e la standing ovation alle due leggende del cinema – in una cerimonia di premiazione densa di echi politici e sociali.

"L’arte non nasce nei posti tranquilli, l’arte è una voce che urla nel caos", dice l’attrice Viola Davis nel presentare il Grand Prix, il secondo premio per importanza, a All We Imagine as Light di Payal Kapadia, storia di solidarietà fra tre donne, infermiere in un ospedale di Mumbai. La regista, 38 anni, alla sua opera prima, trascina sul palco le sue protagoniste, e dice: "Ho fatto un film sulla solidarietà. E ora rivendico solidarietà con il movimento dei lavoratori precari, che hanno reso possibile questo festival". Il portoghese Miguel Gomes vince il Premio della regia per Grand Tour, e lo dedica alla memoria dei maestri del cinema portoghese, Manoel de Oliveira e Joao Cesar Monteiro. Ma i due momenti di massima emozione riguardano un regista iraniano e un film girato in Messico.

Un Premio speciale viene assegnato a Mohammad Rasoulof, il regista iraniano condannato in Iran a 8 anni di carcere, alla confisca di tutti i beni e a quaranta frustate per il suo cinema “sovversivo”. "Un pensiero per gli attori che non sono qui con me, trattenuti in Iran sotto la pressione dei servizi segreti della Repubblica islamica", dice Rasoulof. "Sono felice per il premio, ma triste per la catastrofe che vive il mio paese, preso in ostaggio da un regime totalitario. Ci sono artisti condannati a morte in ragione delle loro creazioni: non permettete che la Repubblica islamica tratti così il popolo iraniano!" dice Rasoulof, con voce quieta, ma che echeggia come un grido.

Ma il clou emotivo della cerimonia è l’ondata di parole, travolgente, in quattro lingue diverse, consegnata alla storia da Karla Sofia Gascón, protagonista di Emilia Pérez di Jacques Audiard, premiata insieme a tutto il cast femminile del film, Zoe Saldana, Adriana Paz e Selena Gomez. In lacrime, mescolando francese, inglese, spagnolo e giapponese – "arigatò", grazie – l’attrice nata a Madrid 52 anni fa, rende omaggio alle persone della comunità trans. "A tutte le persone trans che hanno tanto sofferto, voglio che queste persone arrivino perché credano che è possibile cambiare in meglio. E a tutti voi che ci avete fatto tanto soffrire, dico: è tempo di cambiare". Fuori dal Palmarès l’Italia che era in corsa con Parthenope di Paolo Sorrentino.