Pazza è il suo Guernica in fiamme. La guerra di Loredana Bertè con sé stessa è finita lasciando a Sanremo le macerie di una vita armata più che amata. Il primo posto nella serata inaugurale di questa 74ª edizione e la vittoria del Premio della Critica “Mia Martini” – seconda classificata Fiorella Mannoia (alla Sala Stampa Radio Tv e Web “Lucio Dalla“ del Palafiori la vittoria è andata, invece, ad Angelina Mango con il brano La noia, davanti alla Mannoia e alla stessa Bertè) – dicono che il Festival è finalmente “pazzo” di lei. Non era stato così, finora, come ricordano le polemiche piovutole sul capo (non ancora color nuvola) in quel dilaniante debutto dell’86, quando non trovò di meglio che darsi in pasto alle telecamere dell’Eurovisione con un look finto premaman, o l’esclusione di ventidue anni dopo per le accuse di plagio rivolte alla sua Musica e parole (identica a L’ultimo segreto pubblicata nell’88 da Ornella Ventura).
Premiata dalle giurie e dal televoto. Soddisfatta?
"È stato un bel Festival, sono voluta venire perché Amadeus in questi anni ha fatto un grandissimo lavoro e volevo esserci in una delle sue edizioni. Pensavo di avere anche la canzone giusta, volevo farla arrivare a tutti e così è successo. Pazza è autobiografica e nello stesso tempo universale, voglio dedicarla a tutti i folli liberi di essere sé stessi e unici".
Il pettirosso da combattimento ha deposto le armi?
"Sono sempre la ragazza che per poco già s’incazza ed è giusto continuare a farlo contro le ingiustizie e i diritti negati, non bisogna mai abbassare la guardia anche perché sto vedendo che alcune conquiste già fatte in passato vengono oggi messe in discussione. Per il resto ho deposto le armi con me stessa, sono contro tutte le guerre, anche quelle con sé stessi. Vorrei essere perfetta ma non è possibile, nessuno lo è".
Cosa le manca della Loredana all’Ariston col pancione finto nel 1986?
"Quella c’è sempre: con quel pancione volevo dire che le donne quando sono in attesa non sono malate, anzi sono in un momento magico. Il messaggio non venne capito ma io ho sempre cantato una donna forte e libera e l’ho fatto ancora oggi con Pazza".
E la standing ovation del 2019 con Cosa ti aspetti da me?
"Un momento che non dimenticherò mai, il mio pubblico non ha mai smesso di seguirmi, mi è sempre stato vicino. Sono riuscita a superare periodi neri grazie a chi mi è stato sempre accanto".
La cover di Ragazzo mio con Venerus l’ha soddisfatta?
"Sono venuta al Festival per realizzare il sogno di portare all’Ariston Ragazzo mio, un brano del grandissimo Luigi Tenco, un artista visionario. Conosco molto bene questa canzone perché l’avevo incisa nell’84 per l’album Savoir faire con l’arrangiamento di Ivano Fossati e ho portato proprio quella versione. E finalmente adesso è arrivato anche l’invito ufficiale per partecipare alla prossima edizione del Premio Tenco".
Fischi a Geolier. Pubblico un po’ troppo passionale o antimeridionale?
"So che Geolier nel suo genere è uno forte e ha tanto seguito tra i giovani e sappiamo tutti che la musica napoletana è gettonatissima. Il dissenso e il dissapore credo che sorgano dal fatto che il pubblico abbia apprezzato maggiormente altri artisti. Come capita spesso... ma un po’ ce l’aspettavamo".
Il Premio della Critica “Mia Martini” lo dedica a Mia Martini?
"A chi se non a mia sorella? È sempre con me, nel mio cuore".