Il mondo invecchia. Entro il 2030, le persone di età pari o superiore a 60 anni saranno 1,4 miliardi. E tutte desiderano rimanere attive e in salute. La Global Health è quindi, la sfida da affrontare avvalendosi di prevenzione, ricerca e innovazione e del contributo di istituzioni e aziende. Come GlaxoSmithKline (GSK) azienda farmaceutica internazionale che ha scelto fin dal 1904 di investire in Italia insediando poli strategici di ricerca e produzione (a Siena, Verona, San Polo di Torrile e Rosia), artefici di farmaci e vaccini innovativi messi a disposizione di tutto il mondo. A testimoniare il suo impegno, un piano quinquennale che vede, nel periodo 2020-2025, un investimento di 800 milioni di euro, di cui il 59% destinato ai vaccini, il 41% ai farmaci e il 14% alla ricerca.
"La pandemia – spiega Fabio Landazabal, Presidente e AD di GSK Italia – ha reso evidente che non esistono confini, specialmente se si parla di salute. Non si può ignorare che anche oggi le malattie infettive in Paesi a basso reddito, dove vivono oltre 1,3 miliardi di persone, hanno un impatto pesante sulla popolazione. Tbc, malaria, Hiv, malattie tropicali trascurate e antimicrobico resistenza sono un’urgenza sanitaria mondiale, su cui vogliamo avere un impatto positivo nei prossimi anni. Nel 2022 abbiamo annunciato l’investimento di 1 miliardo di sterline in dieci anni per accelerare la ricerca e lo sviluppo nel settore sanitario globale, destinato a cura e prevenzione".
E gli sforzi maggiori si concentrano...
"Innanzitutto sull’innovazione di specifiche aree terapeutiche come l’immunologia, l’oncologia, l’Hiv/Aids, le malattie infettive e il settore respiratorio. Condizioni sanitarie che riguardano non solo i Paesi in sviluppo, ma anche il mondo industrializzato, in cui le persone, invece, invecchiano e hanno un crescente bisogno di prevenzione anche per l’età adulta. L’Italia oggi conta il 23% di over 65, nel 2035 si prevede saranno quasi il 35%. Tutelarne la salute permette di ridurre i costi assistenziali nel tempo, garantirne il benessere e l’attività anche lavorativa, con una ricaduta positiva sul Pil".
In un’ottica di prevenzione è sufficiente aumentare le risorse?
"Serve cambiare approccio e concepire la salute come un processo che deve favorire il benessere e quindi non solo curare la malattia. In questo senso i programmi di immunizzazione lungo tutto il corso della vita sono una delle misure più efficaci per tutelare la salute pubblica, l’economia e ridurre le disparità sociali. Se escludiamo il Covid, quasi l’80% dei Paesi europei investe meno dello 0,5% della spesa sanitaria per le vaccinazioni. In Italia, secondo i dati Aifa, parliamo dello 0,7% della spesa farmaceutica totale".
I vostri prossimi obiettivi?
"Credo che non ci sia vera innovazione in medicina se questa non arriva al cittadino, perciò occorre potenziare la collaborazione tra pubblico e privato, in piena trasparenza. C’è bisogno di scrivere un piano Marshall per le scienze della vita, che renda più forte il servizio sanitario nazionale. Noi siamo pronti a fare la nostra parte per dare il meglio come ricerca, sviluppo, produzione, export, per dare cura e prevenzione a tutta la popolazione".