Sabato 18 Maggio 2024
ANDREA SPINELLI
Spettacoli

Infinito Bocelli: "Non mi stanco di dare il meglio"

A Lajatico Teatro del Silenzio da tutto esaurito. Il Tenorissimo e la musica come libertà: "Su Venezi e l’Inno a Roma polemiche sciocche"

Infinito Bocelli: "Non mi stanco di dare il meglio"

Infinito Bocelli: "Non mi stanco di dare il meglio"

“Volere è potere” è un detto che esiste in tutte le lingue del mondo. E Andrea Bocelli continua ad applicarlo in quella impresa un po’ alla Fitzcarraldo che è il Teatro del Silenzio, acquattato nella campagna di Lajatico tutto l’inverno nell’attesa di prendere suono e parola in estate spodestando per due notti le cicale. Buona la prima di giovedì, nell’attesa della replica di questa sera, ancora con le presenze di Emma, Giovanni Caccamo, il soprano Sara Cortolezzis e il baritono Luca Micheletti. In scena pure la cantautrice newyorkese Loren Allred, rivelazione di The Voice America. Oggi e lunedì pure la Celebrity Adventures, l’evento benefico organizzato dalla Bocelli Foundation in bilico tra Lajatico e Forte dei Marmi nella nuova Villa Alpebella (ex Da Oliviero) storico club ripotato in vita proprio dal Andrea dopo 22 anni di oblio. "Cantare dove sei nato e cresciuto è qualcosa di particolare, di speciale, che fa la differenza" ammette il Tenorissimo, sugli scudi tanto in arie pucciniane come Addio fiorito asil e O soave fanciulla che in classici del repertorio tenorile come Mamma, Granada o Voglio vivere così.

Innanzitutto Andrea, cosa le ha lasciato l’amicizia con Tony Bennett?

"Lo ricordo a casa mia, a Forte dei Marmi, registrare assieme Angels in Paradise e poi il duetto di New York New York nel concerto-simbolo della mia carriera: quello al Central Park".

Che impressione le hanno fatto le polemiche piovute su Beatrice Venezi, accusata di fascismo per aver diretto l’Inno a Roma di Puccini?

"Oltre ad essere sterili e stupide, certe polemiche denotano una incompetenza che fa paura, perché quell’inno lì Puccini l’ha scritto nel 1918 e quindi assai prima che Mussolini marciasse su Roma. Il fatto che il fascismo se ne sia poi appropriato cosa significa? Quel pezzo l’hanno cantato Beniamino Gigli e molti altri ancora. L’ho eseguito pure io al Colosseo sei anni fa e nessuno per questo mi ha dato del fascista. Come ovvio che sia".

Tanto rumore per nulla?

"La cosa in sé è troppo stupida per non scatenare qualche retropensiero; forse certe polemiche nascono per nascondere qualcos’altro".

E che giudizio dà sulla conduzione a occhi bendati di Alberto Veronesi al Festival Pucciniano per disaccordi col regista Christophe Gayral sulla messa in scena di Bohème?

"Sono così abituato dalla vita ad essere giudicato che non giudico gli altri. Però penso che o si crede alla libertà di opinione, espressa in qualsiasi modo, o non ci si crede. Non so cosa si siano detti Veronesi e Gayral durante l’allestimento. Ovvio che, se ci fosse stato un accordo, la posizione del direttore non avrebbe senso".

C’è pure lei nell’album che suo figlio Matteo intende lanciare il 22 settembre col traino di Chasing stars, il singolo firmato per lui da Ed Sheeran? “No, il disco che sta facendo è tutto suo, com’è giusto che sia".

Lo consiglierebbe di tentare Sanremo oppure no?

"Il mio scopo educativo di genitore è sempre stato quello di crescere dei figli liberi, che sappiano usare la loro testa. Se mi chiede un consiglio, ovviamente glielo darò".

Anche l’esperienza conta...

"L’esperienza, diceva un grande saggio, è come un biglietto di lotteria scaduto. Il Sanremo di oggi non è quello che ho vissuto io. Sono due mondi distanti, quasi agli antipodi".

E lei a nuove incisioni come sta?

"È appena stato pubblicato sulle piattaforme il mio Otello diretto da Steven Mercurio, mentre nei prossimi tre mesi arriveranno pure la Lucia di Lammermoor e La forza del destino".

Ha 40 anni di carriera, in che cosa pensa che il tempo non sia riuscito a cambiarla?

"Mi è rimasta intatta la volontà di far bene quello che faccio. Lo sport insegna che per vincere dobbiamo dare il meglio di noi e io nell’affrontare un concerto o una partita a scacchi metto la stessa attitudine. Se poi non riesco, mi adeguo, ma con la coscienza di aver dato tutto quel che posso. Voler stravincere è immorale, ma voler vincere è altamente morale".

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