Lunedì 29 Aprile 2024

Salazar, il dittatore deposto a sua insaputa

Come un romanzo: Marco Ferrari racconta la strana storia dell’uomo forte del Portogallo che batté la testa e restò in carica solo per finta

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Se il dittatore del Portogallo Salazar morì (il 27 luglio del ’70) e il Portogallo perse il suo impero coloniale, la colpa è da attribuire a un callista. Il 3 agosto del 1968, Augusto Hilario, callista personale del dittatore, si recò nella residenza del Presidente per la consueta visita. Quel giorno però Salazar si sedette su una malferma sedia di tela che improvvisamente cedette. Il dittatore cadde a terra e batté la testa.

Da quel momento Salazar non fu più il lucido quanto spietato tiranno che da 40 anni teneva in pugno il Portogallo: nonostante la volontà di ferro e le innumerevoli operazioni che luminari venuti da tutto il mondo eseguirono sul suo cervello, la sua mente cominciò a offuscarsi. Riceveva ancora i rappresentanti di altri Paesi, soprattutto delle colonie di oltremare, e partecipava alle riunioni di governo, ma la sua mente era sempre più confusa. Gli uomini che lo circondavano presero così la decisione di sostituirlo come primo ministro con Marcelo Caetano, avendo però cura di nasconderlo a Salazar stesso.

Per due anni, dall’agosto del 1968 al 27 luglio del 1970, i notabili del partito si riunivano periodicamente con lui fingendo che si trattasse di reali riunioni di gabinetto, in cui Salazar discuteva e disponeva decisioni operative. Decisioni che poi venivano regolarmente disattese e sostituite con quelle dell’autentico governo. Non solo: per due anni, ogni notte, un giornalista provvedeva a falsificare una copia del quotidiano preferito dal dittatore sostituendo le notizie vere con quelle che riguardavano Salazar. Il giornale veniva stampato in una sola copia e recapitato al palazzo presidenziale.

Questa beffarda ricostruzione di un dittatore raggirato dalla sua stessa censura è puntigliosamente raccontata nel brioso libro di Marco Ferrari, 'L’incredibile storia di António Salazar, il dittatore che morì due volte', edito da Laterza. Ferrari narra la curiosa fine di Salazar con dovizia di minuziosi particolari che non tolgono nulla, anzi aggiungono, al divertimento di un saggio storico davvero speciale.

Come fece un oscuro professore di diritto che veniva dalla provincia a tenere in pugno il Portogallo per quarant’anni, diventando il più longevo dittatore europeo? Ferrari suggerisce una risposta: a differenza di Hitler, Mussolini e Franco, Salazar non aveva sogni di espansione perché un impero ce l’aveva già. Il suo obiettivo era quello di conservare al Paese il dominio di oltremare, proprio mentre le altre potenze coloniali stavano crollando sotto la spinta dei movimenti di indipendenza.

Per questo, durante la seconda guerra mondiale, Salazar diede prova di raffinato equilibrismo politico: da un lato vendeva ai nazisti un prezioso metallo oer usi bellici, dall’altro concesse agli Alleati le isole Azzorre come basi aeree. In questo modo l’ex professore di Coimbra pensava di salvare le colonie portoghesi. Le quali erano invece ormai inevitabilmente condannate dalla Storia. Il Portogallo sacrificò inutilmente decine di migliaia di soldati in guerre africane che non avrebbe mai potuto vincere.

Il 25 aprile del 1974 la Rivoluzione dei Garofani spazzò via sia la vetusta dittatura salazariana cominciata 40 anni prima, sia i brandelli dell’ultima potenza coloniale europea.

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