Lunedì 29 Aprile 2024

Risplende a Pompei la dimora dei sogni

Completato il restauro della Casa dei Vettii, gioiello del Parco archeologico. La nuova luce dei colori, i giochi d’acqua e il Priapo

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POMPEI (Napoli)

Scene mitologiche, quadri erotici, racconti per immagini. Un tripudio di natura e di cultura per solleticare i sensi e l’intelletto, con un caleidoscopio di colori e di immagini da cui oggi come allora è difficile staccare gli occhi. E poi il giardino, affollato di statue, fontane, cespugli odorosi, giochi d’acqua. Chiusa al pubblico per quasi vent’anni, eccola in tutto il suo ritrovato splendore la Casa dei Vettii, gioiello tra i più conosciuti e celebrati di Pompei, affascinante per la sua storia e per la raffinatezza dei suoi ambienti, le pitture studiate in tutto il mondo. "Una casa simbolo, una cappella Sistina di Pompei", sottolinea il direttore del Parco Gabriel Zuchtriegel nel giorno dell’inaugurazione con il ministro della cultura Gennaro Sangiuliano

Gli scavi che la riportarono alla luce risalgono alla fine dell’Ottocento, ma anche il restauro che si presenta oggi ha radici lontane: metà degli anni Novanta del ’900. I colori hanno acquistato nuova luce; restaurato e riallestito è tornato a splendere pure il giardino circondato dalle colonne del peristilio, dove sono state ripristinate le condotte d’acqua e le piccole fontane. E dove sono tornate le statue, seppure in copia perché si è deciso di proteggere gli originali lasciandoli al coperto in altri spazi espositivi del parco.

Tra queste c’è il particolarissimo Priapo che in questo giardino, duemila anni fa, stupiva gli ospiti con i suoi zampilli d’acqua. Situata nella parte più ricca della città proprio di fronte ad un’altra sontuosa abitazione, quella degli Amorini dorati, la Casa dei Vettii apparteneva ai fratelli Aulo Vettio Restituto e Aulo Vettio Conviva, liberti diventati ricchi con il commercio del vino, facoltosi al punto da entrare con tutti gli onori nella società pompeiana, tanto che uno di loro faceva parte del collegio degli Augustali.

Acquistata la casa, che esisteva dal II sec. a. C. e che con i suoi 1100 metri quadrati equivaleva ad un taglio medio nel lusso di allora, i due la fecero restaurare senza badare a spese. In tutti gli ambienti di questa loro favolosa abitazione vollero pitture raffinate eseguite con l’eclettismo e lo sfarzo del cosiddetto "quarto stile", quello che andava di moda appunto nella prima metà del I sec. d.C.

Nelle varie stanze abbondano scene mitologiche e anche scene erotiche, accompagnate da una miriade di particolari, tra tutti una sorta di festone con amorini impegnati nella preparazione di un banchetto, che il restauro ha praticamente riportato alla luce, rendendone leggibile ogni infinitesimo particolare.

Tra fregi e racconti mitologici ci sono quadri che per raffinatezza e delicatezza della pennellata, per la vivacità delle cromie, appaiono modernissimi. Anche il Priapo con l’enorme fallo poggiato sul piatto di una bilancia – che i due fratelli vollero all’ingresso di casa come segno di prosperità – ha ritrovato i suoi colori. Nell’atrio le due casseforti sottolineano ancora una volta la ricchezza dei proprietari che disponevano anche di una stalla con ingresso autonomo su un’altra via. Arte e bellezza, insomma, insieme a uno straordinario spaccato della società antica.

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