La scritta, imponente, troneggia nel Viridarium del Museo di Santa Giulia, a Brescia. E si presenta come una suggestiva scultura di luce al neon che mette sul palcoscenico della realtà due parole importanti: Formiamo Umanità. Che è anche l’ultima ’tappa’ artistica di Vite Operose, progetto a firma di Valerio Rocco Orlando, e a cura di Caroline Corbetta, commissionato dall’azienda Guido Berlucchi in occasione di Bergamo-Brescia Capitale Italiana della Cultura 2023.
Molto più di un vezzo poetico: Vite Operose crede infatti nel potere dell’arte partecipata e diffusa e nel lavoro come elemento identitario e strumento di integrazione. La sua culla è la Franciacorta, ma poi si è andati oltre, inglobando, anche in collaborazione con GAMeC (Galleria D’Arte Moderna e Contemporanea) di Bergamo e Fondazione Brescia Musei, le due città quest’anno al centro del mondo nella nostra penisola. Ma Formiamo Umanità è solo l’ultimo tassello di un cammino molto più vasto, che comprende altre due sculture oggi facenti parte delle collezioni permanenti di Berlucchi, di GAMeC e Fondazione Brescia Musei.
E che rimanda al laboratorio di idee dell’Academia Berlucchi, da cui è nato Casa dei Talenti Berlucchi, format multidisciplinare finalizzato alla realizzazione di progetti di rigenerazione e promozione del territorio della Franciacorta. Ed è qui che si inserisce Vite Operose. La sua cifra stilistica è il dialogo, fatto di incontri e lavori laboratoriali. Proprio grazie a queste fucine di idee nate dal basso si è poi arrivati alla sintesi artistica di Orlando, che di quegli incontri e riflessioni è riuscito a ’trascrivere’ il senso in ogni sua opera.
Il lavoro ha diversi volti: una scritta luminosa lunga quasi sei metri che impreziosisce la torre del Castello Berlucchi di Borgonato, in Franciacorta. Musa ispiratrice di Orlando, in quel caso, erano stati alcuni dipendenti della Guido Berlucchi. Chi diventare? è invece il volto suggestivo della seconda scultura al neon dell’artista, esposta nel cortile interno della GAMeC di Bergamo e che, grazie al confronto con gli studenti del Politecnico delle Arti dei Bergamo, ha reso tridimensionale un tema complesso e spinoso come quello del rapporto tra formazione, istituzioni e aziende.
E infine Formiamo Unità, che domina il Viridarium di Brescia, a chiudere il cerchio. L’installazione è stata realizzata al termine di una serie di incontri dell’artista con un gruppo di mediatori-artistico culturali del Fai di Brescia. "L’esperienza di confronto con i mediatori interculturali del Gruppo FAI Ponte tra culture ha messo l’accento sui valori e sulle criticità della cittadinanza digitale, sul contributo dei nuovi cittadini a integrare nuove prospettive nell’immaginario comune e sul ruolo cardine della formazione delle istituzioni culturali come principio da cui ripartire per riconsiderare il concetto stesso di umanità", spiega Orlando.
Un modus operandi che viene da lontano: già nel 2012 Fondazione Brescia Musei aveva avviato un corso di formazione, insieme all’associazione Amici del FAI, per diffondere la conoscenza del patrimonio storico e artistico di città e provincia. E nel 2020 durante il primo lockdown, la stessa Fondazione aveva dato vita anche a Il Mio Museo, programma di appuntamenti digitali che ha reso alcune decine di cittadini guide virtuali dello stesso.