Mercoledì 24 Aprile 2024

Protesi ossee: in arrivo un materiale rivoluzionario

Una nuova lega metallica estremamente resistente e flessibile potrebbe essere utilizzata per creare gli impianti ossei dei pazienti costretti alla sostituzione di ossa e articolazioni

Una protesi per l'anca

Una protesi per l'anca

Gli scienziati dell’Università giapponese di Tohoku sono riusciti a creare un nuovo biomateriale a base di cromo che abbina un’ottima resistenza all’usura ad un’eccellente flessibilità, due caratteristiche proprie delle ossa umane. La scoperta è stata pubblicata sulla rivista Advanced Materials e potrebbe aprire nuovi e molto interessanti orizzonti per tutti i pazienti costretti a utilizzare impianti medici. Una lega metallica che somiglia alle ossa umane Per la costruzione di protesi moderne ed efficaci si utilizzano leghe metalliche estremamente elastiche che combinano due esigenze fondamentali: flessibilità e resistenza agli sforzi. Gli impianti medici utilizzati finora, però, contengono nichel e si prestano quindi abbastanza di frequente a reazioni allergiche che possono pregiudicare i risultati dell’operazione. Gli scienziati giapponesi sono riusciti a creare un nuovo materiale, nominato Co-Cr-Al-Si (CCAS), a base di cromo e completamente privo di nichel, che, durante i primi test, ha mostrato una capacità di deformazione doppia rispetto alle vecchie protesi e una flessibilità molto simile a quella delle ossa umane. Gli stessi ricercatori sono rimasti sorpresi dai risultati ottenuti utilizzando il cromo per gli impianti ossei. "Sapevamo che questo materiale – si legge nel paper - possiede una forte resistenza corrosiva, ma la superelasticità, la flessibilità e la significativa resistenza all'usura del materiale a base di cobalto-cromo che abbiamo utilizzato ci hanno sorpreso". Ci vorranno altri esperimenti Dopo gli ottimi risultati nei test di laboratorio la nuova lega metallica messa a punto dal team di ricerca avrà bisogno di ulteriori studi prima di passare alla sperimentazione sugli esseri umani. Già ora, però, gli scienziati sono sicuri che “il nuovo biomateriale è un candidato promettente per applicazioni biomediche”.

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