Martedì 30 Aprile 2024

"Porto al cinema i no sbattuti in faccia"

Emma da cantante ad attrice nel film drammatico “Il ritorno“. "Anch’io ho provato il dolore di tanti rifiuti"

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di Beatrice Bertuccioli

Cantante, certo. Ma anche attrice, e in futuro chissà cos’altro. Perché Emma dice di sé: "Sono come un condominio con dentro tante donne che vogliono esprimersi e l’arte offre infinite possibilità". Dopo avere debuttato come attrice sotto la direzione di Gabriele Muccino nella serie A casa tutti bene e nel film Gli anni più belli, ora è protagonista de Il ritorno di Stefano Chiantini, presentato ieri ad “Alice nella città“, alla Festa di Roma, e prossimamente nelle sale. Emma Marrone è Teresa, una donna che dopo avere scontato dieci anni di carcere, torna a casa ma la realtà che trova è segnata da ostilità e difficoltà economiche. Infagottata in maglioni e giacche oversize, Emma sorregge tutto il film, fatto di scarni dialoghi e lunghi silenzi.

Emma, cosa l’ha convinta a fare questo film?

"Quando ho letto il copione sono rimasta folgorata e ho capito che potevo mettermi alla prova e scendere negli inferi del dolore, dell’angoscia, dell’apatia, dell’abbandono. Del non avere una possibilità. Perché molte volte nella vita di ognuno di noi le cose succedono perché qualcuno ci dà delle possibilità, e ne succedono altre perché quelle possibilità ci vengono negate".

Una vita, quella di Teresa, molto diversa dalla sua.

"Fortunatamente è molto diversa ma anche io ho provato sensazioni analoghe alle sue quando meritavo di avere delle possibilità e nessuno me le ha date. Ho trascinato sul set questo senso quasi di non appartenenza al mondo, di rifiuto continuo da parte degli altri, perché questo è quello che vive Teresa. Rifiutata dalla vita stessa, che la sputa fuori dalla società, dagli affetti, dalla famiglia, dal lavoro. In Teresa ho rivisto la vita di tante donne, e anche uomini, che a volte soccombono a questa società molto poco inclusiva".

Si è trasformata anche nell’aspetto per essere Teresa.

"Ho raso al suolo la mia vita, quello che ero io in quel momento. Avevo capelli biondi lunghissimi, bellissimi da gran figa e li ho tagliati, anche in malo modo perché Teresa non poteva certo permettersi parrucchieri d’alto livello. Ho iniziato a parlare come lei, a camminare come lei per sei lunghe settimane. Sono sempre pronta a mettermi a disposizione dell’arte, anche se significa devastare la mia immagine. Quando ho deciso di fare Il ritorno sapevo che sarei andata a Sanremo. Tutti mi dicevano, ma come, ora ti tagliano i capelli, ti fanno quel taglio orribile. Io gli rispondevo, ma a Sanremo vado a presentare una canzone non i miei capelli. Si dà troppa importanza all’immagine, soprattutto in Italia, e questo secondo me deve finire".

Il lavoro d’attrice comincia a piacerle come quello di cantante?

"Credo di essere un contenitore di tante donne, un condominio pieno di donne che ogni tanto si prendono a schiaffi, litigano, poi si fanno il caffè, fumano una sigaretta sul balcone. Ho bisogno di fare tante cose diverse perché credo di essere tante persone diverse e crescendo ho iniziato a fare pace con queste molteplici personalità che convivono dentro di me. Ho imparato che l’arte può essere lo sfogo per mettere d’accordo tutte queste personalità e va bene così se questo significa fare cinema, fare musica e magari domani aprire una galleria e fare quadri oppure vasi di terracotta".

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