Roma, 1 giugno 2024 - È morto all'età di 93 anni l'attore francese Philippe Leroy. Da tempo malato, l'interprete di decine di film e serie televisive si è spento a Roma.
Nato a Parigi il 15 ottobre del 1930 da una famiglia aristocratica, composta da militari e uomini di legge, aveva esordito al cinema nel 1960 ne ‘Il buco’ di Jacques Becker, al fianco di Jean Keraudy e Michel Constantin. Per il grande pubblico italiano suo è il volto dell’indimenticabile Yanez de Gomera nello sceneggiato cult ‘Sandokan’ del 1976, diretto da Sergio Sollima, ma anche quello di Leonardo da Vinci in ‘La vita di Leonardo da Vinci’ (1971). Le sue ultime apparizioni erano state quelle nei panni del vescovo di Terence Hill nella fiction 'Don Matteo', mentre il suo congedo dal grande schermo era stato 'La notte è piccola per noi' di Francesco Lazotti nel 2019.
Sdegnoso del suo titolo di marchese, la sua vita sembrava uscita da un romanzo d'avventura. A soli 17 anni s’imbarca come mozzo su una nave per l'America come un personaggio di Joseph Conrad. Una volta rientrato in patria finisce nella Legione Straniera e va a combattere in Indocina e Algeria, arruolato come paracadutista anche se non si butterà mai da un aereo fino a dopo i 50 anni. Si trasferisce in Italia nel 1962 per motivi politici (in Francia l’aria si era fatta pesante alla vigilia dell'indipendenza d'Algeria). Nel nostro Paese ebbe un grande successo nelle pellicole ‘Leoni al sole’ (1961), ‘Il terrorista’ (1963), ‘Frenesia dell'estate’ (1964), ‘Le voci bianche’ (1964), il fortunatissimo ‘Sette uomini d'oro’ (1965), il suo sequel ‘Il grande colpo dei 7 uomini d'oro’ (1966) e ‘Che notte, ragazzi!’ (1966). Dotato di grande versatilità, tanto da passare dal ruolo di un ex-nazista in ‘Portiere di notte’ di Liliana Cavani (1974) a quello di Ignazio de Loyola in ‘State buoni se potete’ (1983), ha recitato per Godard, Comencini, Luigi Magni, Jacques Deray, Dario Argento, Luc Besson senza però disprezzare le produzioni del piccolo schermo (‘Il generale’, ‘Elisa di Rivombrosa’. ‘L'ispettore Coliandro’ e ‘I Cesaroni’, per citarne qualcuna).
Ma la sua vita non si è mai esaurita sui set: passati i 50 anni scopre la passione per il paracadutismo e verrà ricordato per gli oltre 2000 lanci fin dopo gli 80 anni. Nel 2011 fa l'osservatore in Afghanistan nel contingente italiano (“Parà fra i parà” diceva con divertito orgoglio). Amava dipingere, scrivere poesie e disegnare mobile. “Ho costruito con le mie mani cinque case. Nell'ultima – ricordava a 90 anni – un borgo incantato sulla via Cassia in cui ho vissuto con mia moglie Silvia (la giornalista figlia di Enzo Tortora, madre dei due dei suoi figli, scomparsa nel 2022, ndr) e con la mia famiglia, non c'è un pezzo di plastica, ma tutti mobili e oggetti in legno che ho lavorato, pezzo a pezzo. Come la mia vita...”.