Torino, 21 ottobre 2024 – Mancherà anche a chi non lo conosceva di persona ma si era appassionato alla sua arte. Il fumettista Massimiliano Frezzato è morto: se ne è andato in punta di piedi dopo una lunga malattia. Torinese, classe 1967, era uno dei più apprezzati disegnatori italiani. Famoso anche all’estero grazie alla saga ‘I custodi del Maser’, uscita in diversi paesi nel mondo, che lo tiene impegnato quasi 10 anni, dal 1996 al 2005, prima come illustratore poi solo come autore e supervisore con la penna affidata a Fabio Ruotolo. Nove volumi per tre trilogie, che avranno successo soprattutto negli Usa.
Prima ancora aveva dato forma al personaggio di Margot, nato dalla penna di Jerome Charyn. “Margot in Badtown” e poi Margot in Badtown” sono pubblicati a partire dal 1990 da Comics Usa.
Otto anni più tardi un’altra chiamata dagli Stati Uniti, quella della Marvel, per cui disegnerà la storia ‘Beer Run’ con protagonista Wolverine.
Da piccolo il suo primo amore era stato Ufo Robot, ricorda Fumettologica, poi grazie ai genitori di un compagno di scuola, illustratori per la Settimana Enigmistica, mette il naso in uno studio d’illustrazione. E’ un colpo di fulmine che lo aveva portato a cambiare scuola. Dal liceo scientifico all’artistico.
Insegnante all'Accademia d'arte Pictor di Torino, si è dedicato in una seconda fase della sua carriera all’illustrazione per bambini. Ha lavorato per Lavieri a Il gatto stregato, Cappuccetto Rosso, Peter Pan, Pinocchio, L’Uomo Albero, La barca volante, La città delle cose dimenticate e il Gatto sfigato e poi La Guida del Tamarro.
Nel 2022 esce il primo dei tre volumi del fumetto ‘Eropinocchio’, interamente autoprodotto dall’artista, e pubblicato in tre lingue, con cui Frezzati ribalta la fiaba di Collodi. La storia nasce da una fantasia: “Che cosa succederebbe se alla fine del romanzo Pinocchio si rendesse conto che di esser un bravo bambino non gliene frega niente e decidesse di tornare un burattino bastardo per riprendersi i suoi super poteri?”.
Frezzato “sapeva essere emozionante come pochi – lo ricorda oggi il collega Tauro –. Quello che può darti la poesia, lui lo faceva con le immagini”.