Lunedì 29 Aprile 2024

Maciste o Godzilla: l’arte dei duelli impossibili

Arriva in Italia il film (record d’incassi) col lucertolone che lotta contro King Kong. Ma l’avventura delle sfide kolossal iniziò a Cinecittà

Incassi record negli Usa per “Godzilla contro Kong in arrivo in Italia il 6 maggio

Incassi record negli Usa per “Godzilla contro Kong in arrivo in Italia il 6 maggio

Oggi i mostri giganti digitali di Hollywood, ieri i forzuti in carne e ossa di Cinecittà. Sul ring salgono due lottatori di eccezione. All’angolo destro, King Kong, un gorilla alto come un palazzo di 25 piani, capace, grazie al pollice opponibile, di usare una nave come clava. All’angolo sinistro, Godzilla, un lucertolone di almeno 120 metri che sprigiona l’energia di una bomba nucleare. Lo scontro del secolo, insomma, quello che andrà in scena in Godzilla contro Kong, il blockbuster diretto da Adam Wingard che il 6 maggio arriverà in Italia, al momento solo a noleggio sulle piattaforme digitali. Questo quarto capitolo del cosiddetto Monsterverse – che promette tante mazzate e un’oscura minaccia capace di unire gli intenti di entrambe le creature – è diventato negli Usa il più grande incasso in tempi di pandemia.

Gli incontriscontri fra protagonisti del grande schermo, del resto, solleticano da sempre l’interesse dei fan e assicurano una base di incassi interessante. Indipendentemente dalla qualità, se si pensa al modesto Freddy vs Jason (2003), che mette insieme le icone horror di Nightmare e Venerdì 13, e ai due Aliens vs Predator (2004 e 2007).

Ma c’è stato un tempo in cui la moda dei “crossover” era una caratteristica del cinema made in Italy. Mentre infatti, all’altro capo del mondo, Godzilla (primo film nel 1954) pestava kajiu (mostri giganti, in giapponese) assortiti, a Cinecittà sfornavano uno scontro tra eroi dalla forza sovrumana dopo l’altro, vendendoli con successo in Francia e negli Stati Uniti. È l’età d’oro del filone dei peplum, meglio conosciuto all’estero come sword and sandal, spada e sandalo, dove personaggi di fantasia – dal biblico Sansone al mitologico Ercole – vivevano epopee straordinarie tra pettorali guizzanti, sexy-regine bellissime e spietate e scene d’azione con lance flessibili, enormi massi di cartone e colonne doriche di polistirolo tirate giù come birilli.

Gli sceneggiatori lasciavano briglia sciolta all’immaginazione e gli spettatori, nel rispetto della sospensione di incredulità, si appassionavano a pastiche dove la verosimiglianza storica e le stesse vicende mitologiche venivano smontate e rimontate con ironia e "saper fare" artigiano.

Per intenderci, tra 1960 e 1965, il periodo di picco di questa industria, vennero prodotti non meno di dieci peplum all’anno. Gli attori venivano scelti per la prestanza fisica più che per la capacità recitativa. Fra i primi spicca l’Ercole di Steve Reeves, all’epoca Mister Universo. Dopo di lui, altri culturisti americani - Mark Forest, Gordon Scott, Dan Vadis – e anche due italiani, Adriano Bellini e Sergio Ciani, con gli pseudonimi (allora andava di moda) di Kirk Morris e Alan Steel. Una catena di montaggio che si rivelò alla lunga controproducente, con un abbassamento progressivo della qualità e una ripetitività delle trame tale da portare, in poco tempo, all’estinzione del genere. Sul quale, però, si fecero le ossa registi, costumisti e maestranze che hanno costituto il nerbo del grande cinema nostrano.

Fin da molti titoli appare chiaro l’effetto trascinamento dello scontro tra eroi. Tra i registi pionieri del genere c’è Piero Francisci, che rilancia il semidio Ercole nel 1958 e, cinque anni dopo, gira un classico del genere, Ercole sfida Sansone. Il pastiche è evidente sin dalla sinossi: Ercole e Ulisse, chiamati dal re di Itaca per sconfiggere una “creatura mostruosa” che terrorizza i pescatori (un leone marino, ndr), naufragano in Giudea, dove aiutano il potente Sansone nella guerra contro i crudeli Filistei.

Altro protagonista del genere è Maciste, figura dalla forza proverbiale nata dal film storico Cabiria (1914) e “riadattata” all’estetica dei peplum. Vanno ricordati almeno Maciste contro il vampiro (1961) di Sergio Corbucci (sceneggiatura di Duccio Tessari), Maciste contro Ercole (1961), la parodia Totò contro Maciste (1962) e addirittura uno Zorro contro Maciste (1963) di Umberto Lenzi, che diventerà poi famoso come regista di ’poliziotteschi’. Peccato che il film si svolga nel XVI secolo, l’epoca del giustiziere mascherato, e non nel III secolo, a cui Maciste sarebbe appartenuto: non fateci caso, gli eroi sono senza tempo.

Pastiche atemporale è anche Sansone contro il Corsaro nero (1964), dove il (neanche tanto) capelluto avventuriero si trova a guidare le guarnigioni spagnole, conquistando alfine l’amore della bella Rosita. Una vera e propria reunion degna di una rock band è infine Ercole, Sansone, Maciste, Ursus e gli invincibili (1964), estremo tentativo di attirare pubblico su un genere ormai al tramonto. Cinecittà cambiava e il peplum lasciava il posto agli spaghetti western.

 

 

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