Lunedì 29 Aprile 2024

L’informazione culturale? Una questione (soprattutto) social

Gli italiani si affidano a Facebook & C.. E i più giovani (18-34 anni) confidano nei podcast

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di Silvia Gigli

Esiste ancora l’intellettuale? A quali figure ci rivolgiamo oggi per avere una visione diversa, profonda, acuta, sulla nostra contemporaneità? E poi, vogliamo davvero approfondire? Lo vogliono i più giovani? Persi come siamo tra infiniti device, giochini, informazione flash copia e incolla, un universo di “sentito dire“ ci sommerge al punto di non avere più tempo né voglia di scavare, ricercare, approfondire. È il male del nuovo millennio?

Una cosa è certa: l’informazione culturale è sempre più digitale. Tra le fonti i social network hanno superato tv, radio e giornali. Lo rivela la Ricerca Ipsos-Osservatorio Italia News su come gli italiani attingono alla cultura, realizzata per la decima edizione del Festival del Giornalismo Culturale di Urbino, Dal Web alla Terza pagina (7-9 ottobre).

La ricerca rivela che gli italiani vengono a conoscenza di contenuti culturali soprattutto dai social (54%), che hanno superato tv, radio e giornali (53%). Seguono il passaparola (45%) e l’incontro fortuito con il contenuto di interesse (30% “per caso”). L’approfondimento culturale avviene sempre meno attraverso riviste cartacee (36%) e tv (42%). Crescono siti web (66%), riviste digitali (36%), forum online (28%). La fruizione culturale online è anche la più gradita e precede la tv (45%).

Molto distanti le altre fonti. Anche quando si cerca un’informazione culturale si passa dai social network (42%): Facebook (31%), Instagram (30%) YouTube (27%). Segue a grande distanza TikTok (13%), poi Twitter, Twich, Pinterest e Snapchat. Tra i giovani (18-34 anni) sono molto apprezzati i podcast (33%), il 68% dei loro fruitori ne viene a conoscenza grazie ai social network. E se solo il 36% dei mille intervistati ritiene sia molto importante dedicare tempo all’approfondimento culturale, e 7 italiani su 10 si informano solo attraverso fonti gratuite va segnalato che, in compenso, il 63% vorrebbe un accesso più facile ai contenuti culturali di interesse.

In sostanza: l’approfondimento culturale non è sparito, sta però profondamente cambiando. Come nota Andrea Fagnoni di Ipsos: "L’approfondimento culturale oggi potrebbe sembrare priorità marginale, in realtà viviamo di contenuti culturali (nella loro accezione più ampia) più di quanto immaginiamo, soprattutto online. La fruizione si è spostata lì, social in primis, in particolare per i giovani che si allontanano dall’ “informazione“ in senso giornalistico ma non per questo non coltivano interessi in ambito culturale. La richiesta e lo spazio per i contenuti culturali ci sono: per andare incontro alle nuove generazioni, tali contenuti devono essere immediati e di facile accesso. Forse oggi troppo viene lasciato all’incontro casuale o al suggerimento di terzi. Ma per cambiare rotta la sinergia tra i canali di comunicazione (online, social, podcast) è un’opportunità".

E l’intellettuale? Non è morto, forse non sta benissimo, sicuramente anche lui è pesantemente in fase di mutazione. È vero che il 43% degli intervistati non sa chi sia. Il 31% lo ritiene importante solo se ha un curriculum di livello (46%), visibilità mediatica (32%), vince premi (34%), alimenta il dibattito pubblico (34%). Insomma: il concetto di "intellettuale" inizia ad essere più sfumato, per definizione e rilevanza, l’intellettuale di oggi non può rinunciare alla visibilità, anche se non necessariamente solo "social". Va a perdere il suo "status" elitario e accademico per avvicinarsi al pubblico e diventare più "divulgatore" e stimolatore di riflessioni. Un male? Un bene? Lo vedremo nel tempo.

Dati alla mano, Lella Mazzoli, direttrice del Festival, vede intanto il lato positivo: "La fruizione dell’informazione culturale sta cambiando, così come il giornalismo culturale vive una fase creativa: siamo di fronte a due forme di scrittura, una per i social network, l’altra per la carta. E la sorpresa è che quando si sovrappongono creano qualità". Un ottimismo che ci fa sperare.

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