Firenze, 14 settembre 2024 – L’Archivio Contemporaneo Bonsanti è stato istituito dal direttore del Gabinetto Vieusseux Alessandro Bonsanti nel 1975. Da allora, ha raccolto un’enorme varietà di archivi di personalità del Novecento, distinguendosi proprio per la poliedricità delle discipline catalogate – dalla critica letteraria, alla narrativa, la poesia, il teatro. E proprio di fronte a questa ricchezza culturale, di cui il grande pubblico sarebbe perlopiù destinato a rimanere all’oscuro, il direttore del Gabinetto Michele Rossi ha deciso di dare vita a “La musica dei poeti. I poeti della musica”, un evento di tre serate dedicate ognuna a un grande poeta del Novecento, recuperando gli scritti conservati nell’archivio.
Realizzata in collaborazione con l'“Estate Fiorentina”, la rassegna ha avuto luogo dall’11 al 13 settembre nel cortile – sempre pieno – di Palazzo Strozzi, dove il pubblico si è riunito per tre serate inedite dedicate a Giuseppe Ungaretti, Giorgio Caproni e Pier Paolo Pasolini. Lettere, poesie, pezzi di opere degli autori sono state prelevate dall’archivio per gli artisti musicali Andrea Chimenti con Gianni Maroccolo, Francesco Bianconi e Massimo Zamboni, che le hanno unite alla propria arte per costruire performance evocative ed emozionanti, che attraverso scritti del passato riescono a far riflettere molto anche sul presente.
La rassegna si è aperta mercoledì 11 settembre con “L’inesauribile segreto”, il reading musicale di Andrea Chimenti e Gianni Maroccolo (ex Litfiba, ex Csi) dedicato a Ungaretti. La lettura è cominciata nel silenzio, la voce di Chimenti l’unico suono nel cortile in cui riecheggiavano le parole “di questa poesia mi resta quel nulla di inesauribile segreto”. Gradualmente si è unita la musica ad accompagnarle. Così i versi si sono alternati alle canzoni, e alla lettura di alcune lettere scritte dal poeta durante la guerra, e dopo. “Stralci che sembrano scritti oggi” ha commentato Chimenti prima di leggere frammenti di testi in cui il poeta descriveva i “tempi orribili” della Guerra Fredda, in cui vi era “la minaccia di guerra in vista” ma “la gente non vede più lontano del suo naso”: “l’uomo non riesce più a parlare – scriveva Ungaretti – c’è una violenza più forte della parola”.
Per la seconda serata, giovedì 12 settembre, il cantautore leader dei Baustelle Francesco Bianconi ha presentato “Il mio Giorgio Caproni”. In dialogo con il giornalista Fulvio Paloscia, Bianconi ha parlato della poesia di Caproni, dei temi di spiritualità e di "ricerca di un Dio impossibile da raggiungere” e del tempo, e dell’influenza che questi temi hanno avuto sui suoi album musicali. La serata si è costruita su un parallelismo tra il poeta del Novecento e il cantautore contemporaneo, quest’ultimo ritrovatosi nelle parole del primo sotto molteplici aspetti: tra questi, la condizione di sradicamento di Caproni, legata alle diverse città in cui ha vissuto. Bianconi – toscano nato a Montepulciano trapiantato a Milano – ha letto alcune poesie dell’autore, molte tratte da “Il Franco Cacciatore”, brevi e cariche di significato, raccontando di come lo hanno ispirato nella scrittura di canzoni come “L’estinzione della razza umana”, ispirata a “Versi quasi ecologici”.
La rassegna si è conclusa ieri sera, venerdì 13 settembre, con il reading musicale del cantautore chitarrista e fondatore dei dei Cccp (e a lungo anche membro dei Csi, e da tempo impegnato nell’attività solista) Massimo Zamboni, accompagnato da Cristiano Roversi e Erik Montanari, dedicato a Pier Paolo Pasolini. “P. P. P. Profezia è Predire il Presente” è il titolo della performance, un susseguirsi di letture tratte dalle opere dello scrittore che si alternavano all'esecuzione di brani musicali – alcuni inediti, composti appositamente per la serata. Tema portante quel “cambio antropologico” profetizzato da Pasolini nel “Canzoniere italiano": la scomparsa della cultura popolare. La lettura di una serie di poesie, tratte anche da “Le ceneri di Gramsci”, “Poesie in forma di Rosa” e “Trasumanar e organizzar”, insieme ad alcuni pezzi di cronaca, racconta così le sensazioni di chi sembra essere “tra i pochissimi” a percepire la trasformazione “drammatica, lacerante” dell’Italia attraverso gli anni ‘50, ‘60, ‘70, dal punto di vista sociale, culturale e politico. “Ma non esiste solo il potere – legge Zamboni – Esiste anche un'opposizione al potere”: lo scriveva Pasolini riferendosi al Partito Comunista Italiano, l’unico che assolve parlando di "salvezza dell'Italia" e delle “sue povere istituzioni democratiche”, il solo “Paese pulito in un Paese sporco”. Le parole si mescolano alle melodie degli strumenti, accompagnamento alla lettura di Zamboni in un lento crescendo che trasforma i testi in musica, evocando nel pubblico emozioni ma anche riflessioni sull’attualità.