"Lei è nato a Venezia? Credevo che ci si venisse solo a morire". Così recita il personaggio che intervista il serial killer Roberto Succo nel magnifico dramma di Bernard-Marie Koltès Roberto Zucco. Già, per solito, l’atmosfera lagunare evoca subito cortocircuiti verso la fine. Il Novecento ribadisce il concetto: dal classicissimo La morte a Venezia di Thomas Mann, al cupo e estremo Non voltarti di Daphne du Maurier, capolavoro del racconto gotico moderno (da qui deriva il film celebre di Nicholas Roeg, angariato da un titolo assurdo, A Venezia un dicembre rosso shocking), l’elenco è nutrito. Non si contano i film che scelgono il luogo per trame di inquietudine, dall’incantevole Anima persa di Dino Risi, girato in un magato Palazzo Fortuny, non ancora museo, all’horror d’epoca Chi l’ha vista morire?, è tutto un brivido, una vertigine. Da questi fili, e da molti altri, del racconto della città è nato Nuova guida sentimentale di Venezia, scritto da me, in un lavoro lungo cinque anni, edito da Marsilio, e illustrato dalle immagini di Alvise Bittente. Un libro che ha avuto un itinerario altalenante e complicato e che si affida non per caso ai vaporetti, mezzi stravaganti e spesso divaganti, che sui canali maggiori e minori costringono a una diversa visione dello spazio e del tempo. Prendendo questo infido ma necessario strumento, si scoprono aree della città che sono state ribattezzate con nomi diversi dal consueto. La vena, ossia il micidiale luogo dell’arrivo, il pozzo nelle ombre del ghetto, la giungla dove ogni giorno si combattono battaglie tattiche tra turisti folgorati dai selfie e dalle boutique (o dai selfie davanti alle boutique) e residenti.
Cosa si trova in questo viaggio: chi ha abitato a Venezia, per un momento o per anni, ma che ha legato la propria immagine alla città. Ballerine, scrittori, librettisti, poeti, cantanti d’opera, compositori, amanti celebri, ristoratori di grido, artisti celebri, forse senza motivo, e altri dimenticatissimi, altrettanto senza ragione, compaiono uno dopo l’altro nella zona in cui hanno abitato, non di rado cambiando anche area nel corso del tempo. Da un sestiere all’altro le persone cambiano identità e carattere: Lord Byron, per dire, puttaniere a San Marco, era l’immagine dello studioso quando si ritirava all’Isola degli Armeni a compiere studi sulla difficile lingua orientale.
Benvenuti, quindi, alla gran sarabanda, all’infinito carnevale dei caratteri e delle rappresentazioni, a un mondo in cui la maschera è la regola, e in cui tutti assumono sempre nuova identità. In omaggio al grande poeta Diego Valeri, e alla sua incantevole Guida sentimentale di Venezia un preciso elenco telefonico dei morti a Venezia, una mappa di storia, una rete di trame, per narrare una delle città più complesse e stratificate e tragicomiche e esilaranti dell’orbe terracqueo.