Bologna, 30 giugno 2024 – Pietro Fiorini insegna al liceo, ha studiato pianoforte, ama la musica con passione. I ricordi di gioventù si sommano alle vicende del presente. Sono esperienze semplici eppur complesse, possono toccare a ognuno: l’amore, l’amicizia, i desideri del futuro le perdite del passato, le speranze, le gioie inattese.
È un buon pianista, Pietro: da ragazzo si esercita sui classici, Bach Mozart Beethoven Schubert Chopin, si prepara per il diploma. È stimato dai suoi insegnanti. Ma è davvero una carriera brillante ciò che lui vuole? O non è forse un’altra la strada che, dentro di sé, sente di dover percorrere, rinunciando alle glorie del concertismo solistico? E così, di giorno in giorno, Pietro costruisce la sua esistenza: tappe fondamentali nella sua formazione sentimentale sono l’amore dolcissimo ma irrealizzato per Chiara; quello sensuale, ma non fino in fondo consumato con Lumi; l’amicizia entusiastica, poi infranta e mai più ricucita, con un amico, Enrico Bonora, lui sì un gran pianista. Ne derivano scelte sofferte, ma vere e profonde: l’insegnamento liceale diventerà la sua vita, e a esso dedicherà ogni energia. Ma un filo congiunge il Pietro di ora a quello di allora, da riannodare. È un brano esaltante e fantasioso; un capolavoro di tutti i tempi: “Carnaval op. 9” di Robert Schumann (1835), un ciclo di pezzi brevi che del compositore trasfigura il mondo immaginario. Vi compaiono le maschere della commedia dell’arte; c’è Chiarina, ossia Clara Wieck, l’immenso amore di Robert, divenuta consorte nel 1840; Estrella, quella Esterine von Fricken, già fidanzata del musicista; e ci sono anche Eusebio e Florestano, le due nature del compositore: il primo introverso e sentimentale, il secondo impetuoso e appassionato. Pietro esegue Carnaval all’esame di diploma, ma con l’anima e la mente è altrove: suona la composizione senza sentimento, senza coglierne le risonanze e le profondità. È un mezzo fiasco. Il momento che dovrebbe aprire una carriera ne segna la chiusura definitiva. Ma ora, docente di liceo, nel saggio di fine anno dei suoi allievi è chiamato a gran voce dal pubblico affinché si esibisca. Esegue Carnaval. Stavolta le mani scorrono sulla tastiera, la musica si dipana, la concentrazione è massima, la sensibilità acuta. L’accordo finale, il raggiante, liberatorio La bemolle è chiaro, definitivo, perentorio. L’ovazione degli astanti suggella la nuova esistenza: Pietro affronterà finalmente con slancio “il variopinto carnevale della vita”.
Delicato e sensibile, il romanzo di Filippo Bergonzoni “Un ultimo accordo di Schumann” (Diastema) ha vinto nel 2023 il premio Lorenzo Da Ponte indetto dalla Casa editrice Diastema. Meritatissimo.