Lunedì 6 Maggio 2024

Le bugie? Hanno il cervello (molto) lungo

Come riconoscere le menzogne: lo studio di Siracusano

Le bugie?. Hanno il cervello (molto) lungo

Le bugie?. Hanno il cervello (molto) lungo

La bugia è democratica, mentiamo tutti: donne e uomini; bimbi, giovani e vecchi; ricchi e poveri; colti e ignoranti; mamme, padri, sorelle, fratelli. Insomma, sul pianeta ci sono forse più bugie che verità. Ce lo dice Alberto Siracusano, che sui meccanismi della psiche la sa lunga: è professore ordinario di Psichiatria nell’Università di Roma Tor Vergata. Si mente per mille motivi: nascondere una colpa, danneggiare o aiutare qualcuno, ottenere un vantaggio, occultare una inadeguatezza, eccetera. Colpevole, al solito, è il cervello. Alcuni scienziati sostengono che il pensiero bugiardo parta da un “comando generale”, altri ritengono che varie “centrali operative” siano distaccate su tutto il territorio cerebrale. Di fatto, manca ancora una teoria che spieghi i meccanismi universali della bugia: il funzionamento della mente bugiarda si può studiare solo sul singolo individuo. Pare comunque che, nel mentire, entrino in gioco, di concerto, lobo frontale, lobo temporale e amigdala.

Ingannare è un’arte; con la pratica la si può affinare. Il mentitore dev’essere abile nel mescolare verità, finzione, inganno, mimica, recitazione. Nelle varie fasi della vita, le bugie svolgono un ruolo diverso. Nell’anziano sono spesso legate a “paura della perdita”, fragilità dei ricordi, difficoltà nel gestire le emozioni. Nei bambini giocano anche un ruolo positivo, spesso sono segnali di crescita: mentendo, i piccoli sperimentano uno spazio mentale segreto, nascosto agli adulti, e affinano un “valore creativo”, superando i limiti imposti dalla realtà: fantasie e giochi si basano spesso sulla bugia. Bugie e segreti diventano importanti nella crescita, perché influenzano le relazioni con coetanei e adulti, e creano complicità nelle amicizie. Per Freud neppure nei sogni siamo sinceri, e Jacques Lacan riconosceva che nessuna comunicazione, neanche con le migliori intenzioni, arriva a dire tutta la verità: "ti amo e ti amerò sempre" può essere una non verità, perché il "sempre" potrebbe non durare.

Il bugiardo teme di essere scoperto: per questo dà pochi dettagli. Il corpo svela la menzogna: mimica stereotipata, controllata; il viso del mentitore non partecipa, lo sguardo è sfuggente, la postura rigida. Oggi ci si mette pure la tecnologia ad aumentare il tasso di bugie: lo smartphone ("non ho sentito la chiamata, avevo il telefono silenziato"), le fake news dei social, quelle dell’intelligenza artificiale. Sopravviveremo a tutto ciò? Chissà. Certo, ciascuno di noi dovrà sforzarsi sempre più di trovare un punto di equilibrio fra verità e menzogna. Non sarà facile.

Giuseppina La Face

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