Lunedì 6 Maggio 2024

I 335 delle Fosse Ardeatine. Uno spaccato dell’antifascismo

Il libro "Le vite spezzate della Fosse Ardeatine" racconta le storie di 335 cittadini uccisi durante la rappresaglia nazista del 24 marzo 1944, tra cui Ferdinando Agnini e Augusto Zironi, giovani attivi nella resistenza.

I 335 delle Fosse Ardeatine. Uno spaccato dell’antifascismo

I 335 delle Fosse Ardeatine. Uno spaccato dell’antifascismo

Ferdinando Agnini nel ’44 ha diciannove anni. Nato in Sicilia poi arrivato a Roma, studia Medicina alla Sapienza: dopo l’8 settembre 1943, con un paio di amici, ha fondato l’Associazione rivoluzionaria studentesca italiana (Arsi) e anche un giornale, La Nostra Lotta. Attivo nella resistenza, entra nelle Brigate Garibaldi del partito comunista. Sfugge a un primo arresto, poi lo prendono insieme col padre; viene torturato in via Tasso.

Augusto Zironi, sottotenente di vascello, ha 23 anni. Imbarcato fra ’41 e ’43 su varie navi da guerra, si è guadagnato la medaglia di bronzo al valor militare. Dopo l’armistizio sfugge alla cattura da parte dei tedeschi, si rifugia nella sua Genova e poi tenta di passare le linee e unirsi al Regno del Sud e quindi agli Alleati. A Roma però viene arrestato, con tre colleghi ufficiali in fuga anche loro verso Sud, dopo una delazione. Viene torturato in via Tasso.

Agnini e Zironi sono il primo e l’ultimo – in ordine alfabetico – dei 335 cittadini inseriti nella lista di Herbert Kappler e passati per le armi alle Fosse Ardeatine il 24 marzo 1944. Mario Avagliano e Marco Palmieri in Le vite spezzate della Fosse Ardeatine (Einaudi) raccontano una per una le biografie dei 335 cittadini uccisi nella rappreseglia – ma si trattò, più precisamente, di un’azione criminale non giustificata da alcuna “regola“ di guerra – e offrono così uno spaccato dell’altra Italia che lottò contro il fascismo repubblicano e l’occupante nazista. Per due terzi erano appartenenti alle forze politiche antifasciste, ma c’erano anche militari, civili e 78 ebrei in attesa di deportazione.

l. g.

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