Lunedì 29 Aprile 2024

La risposta? Soffia nell’arte Bob Dylan, musica a colori

A Roma la prima e più grande retrospettiva europea dei dipinti del cantautore. In mostra anche le sculture in metallo realizzate dal menestrello premio Nobel

di Beatrice

Bertuccioli

Un talento raro per i nostri tempi, tanto è straordinario e multiforme. "Da uomo del Rinascimento", afferma Shai Baitel. È lui il curatore della mostra Bob Dylan. Retrospectrum, prima retropettiva in Europa dedicata alle opere di arte visiva di una star mondiale della musica, nel 2016 insignito del Nobel della letteratura. La mostra, ospitata al Maxxi da oggi al 30 aprile 2023, consente di scoprire anche il Dylan pittore e scultore attraverso cento opere tra dipinti, acquerelli, disegni a inchiostro e grafite, sculture in metallo e video che ne ripercorrono oltre cinquant’anni di attività. "Questa mostra vuole offrire punti di vista diversi che esaminano la condizione umana ed esplorano quei misteri della vita – scrive Dylan nel catalogo – che continuano a lasciarci perplessi".

Immagini che raccontano l’America, quella dei paesaggi sterminati e delle insegne al neon, dei cartelloni pubblicitari e dei motel, ma tra i quali appare a sorpresa anche la Scalinata di Trinità dei Monti . "È il paesaggio americano come lo si vede attraversando il paese, osservandolo per quello che è", precisa Dylan. E spiega: "Scelgo le immagini per quello che significano per me. Questi dipinti hanno il realismo dell’istante, arcaico, statico per lo più, ma comunque percorso da un fremito. Sono il mondo che vedo o che scelgo di vedere, di cui faccio parte o in cui entro".

Shai Baitel, questa mostra è un omaggio a un Dylan poco noto ma non meno interessante.

"Siamo abituati a conoscere Dylan nelle vesti di cantautore, di cantante ma, oltre a questo, c’è un’altra versione di Dylan: un Dylan che disegna, dipinge e scolpisce. Una simile versatilità è tutt’altro che comune tra i contemporanei, e ricorda piuttosto quella degli artisti del Rinascimento. E questa mostra vuole essere un viaggio attraverso i decenni della carriera artistica di Dylan nelle arti visive".

Un viaggio di cinquant’anni.

"Abbiamo immaginato la mostra come il viaggio che ha intrapreso Bob Dylan agli inizi degli anni Sessanta, quel famoso viaggio che l’ha visto salire su un treno che dal Minnesota l’avrebbe portato a New York City, dove poi avrebbe mosso i primi passi della sua carriera. Quello che si può seguire vedendo la mostra, è sì un viaggio geografico ma anche un viaggio nella sua carriera".

Questa mostra è come quella di Miami e Shangai?

"Più o meno è come quelle ma abbiamo pensato di articolarla in otto sezioni: dai suoi lavori iniziali per poi passare al “Beaten Path“ dove si vedono immagini che ritraggono motel, stazioni di servizio e tutta una serie di elementi estremamente frequenti nel paesaggio americano. Fino ad arrivare alle sue opere più recenti, realizzate durante gli anni del Covid, e alle sculture in ferro".

Dylan ha preso ispirazione da qualche artista in particolare?

"È sempre soprattutto l’ambiente che lo circonda ad influenzare la creatività di un artista ma tra le figure che potrebbero avere in parte ispirato Dylan possiamo ricordare Hemingway, o Edward Hopper per quanto riguarda i paesaggi e i ritratti. Ma comunque lui rielabora e crea sempre un nuovo linguaggio, che è esclusivamente suo".

Un artista immenso e inesauribile.

"Un artista che con la sua arte è riuscito ad attraversare varie generazioni e a dialogare con tutte loro. Un’icona vivente che a 83 anni non si è ancora stancato di scrivere e di produrre arte in tutte le sue forme".

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