Giovedì 16 Maggio 2024
CLAUDIA MARIN
Magazine

La lezione di Contu: "I libri siamo noi, bisogna viverli"

Viaggio appassionato nella biblioteca di famiglia: una storia intima e sociale, dal primo ’900 a oggi.

La lezione di Contu: "I libri siamo noi, bisogna viverli"

La lezione di Contu: "I libri siamo noi, bisogna viverli"

La vita dei libri che amiamo, che ci appartengono e, soprattutto, ai quali noi stessi finiamo per appartenere, non può essere disgiunta dalla nostra. E i volumi del cuore, oltre alle vicende per le quali sono stati scritti, ne raccontano in qualche modo anche altre: dalle vicissitudini microscopiche delle personali vicende dei singoli lettori, alle "magnifiche sorti e progressive" che scandiscono la storia e i suoi tornanti attraverso pagine-chiave della memoria collettiva, anche quando non la narrano direttamente. E se questa "magia" dei libri si applica da sempre a moltitudini di vite ordinarie, diventa esponenziale laddove i volumi in questione sono forse qualche migliaio e fanno parte della biblioteca di una famiglia per certi versi straordinaria.

I libri si sentono soli (La nave di Teseo), romanzo di Luigi Contu, scorre come sabbia tra le dita mentre passa al setaccio l’Italia e le sue metamorfosi politiche, sociali e di costume in una giostra di fatti che prende le mosse dal primo Novecento. E i libri della biblioteca-archivio di famiglia, tre generazioni di una passione letteraria che va molto indietro nei secoli, non stanno a guardare ma sono protagonisti anzitutto del loro stesso ritrovamento, frutto della promessa di un figlio di tirare le fila di mille scaffali, qualcuno trascurato ma nessuno mai dimenticato, e radunare tutto quel patrimonio, appunti a sorpresa e lettere tra generazioni compresi. E mentre assistiamo alle appassionate indagini di un giornalista detective, particolarmente coinvolto, al fine di riportare alla luce preziosi volumi seminascosti in stanze chiuse da tempo, ricerca alla quale a un certo punto prenderanno parte anche i figli di Contu, i libri si vanno svelando, pagina dopo pagina, sempre più nel loro potenziale di messaggeri di valori attorno ai quali si stringe e si ritrova l’intera famiglia. La cui storia narrata nel romanzo parte da Tortolì, nel cuore della Sardegna, dove il bisnonno di Luigi diventa sindaco nel 1890, e non a caso una rilevante parte della biblioteca è dedicata proprio a storia e cultura dell’isola. Tra "banditi, pastori, nobili e popolani, servi e padroni, giovani donne che restano sole, madri e spose trepidanti, guaritrici che scacciano il malocchio, militari e pescatori", un mondo dove non può mancare la figura di Grazia Deledda e l’atmosfera del suo Nell’azzurro, passando per libri-simbolo di altre, antitetiche, epoche come La conquista delle stelle di Marinetti, dove l’idea del "mare che combatte contro le stelle" è una suggestione che Contu non tralascia di trasmetterci, ci ritroviamo in piena biblioteca del nonno Rafaele, con una effe, dove non mancava l’Ulisse di Joyce in francese, acquistato a Parigi in occasione di una visita a Paul Valery. Un libro "che aveva cambiato il mondo". Un libro-chiave dell’esistenza come anche altri che fanno parte di questa storia. Basti pensare che Contu, a un certo punto, si mette a studiare Einstein sul manuale Hoepli scritto dal nonno. Il quale, per capirci, era amico di Giuseppe Ungaretti e corrispondeva con Eugenio Montale, Umberto Saba, Corrado Alvaro, Alberto Savinio.

Lo stile del romanzo contiene lo zelo di un consumato cronista ma non si esaurisce qui: si percepisce in molteplici pieghe della narrazione ciò che a un certo punto Contu in qualche modo "confessa": sognava di fare lo scrittore. Un romanzo difficilmente nasce per caso. Qui c’è alla base una forte motivazione affettiva: "I libri – gli dice suo padre all’inizio della storia – devi continuare a viverli anche dopo che hai finito di leggerli, come faceva tuo nonno con l’Ulisse". Perché "I libri si sentono soli, proprio come noi". E certamente renderli protagonisti di un romanzo li farà sentire meno soli. Come hanno fatto, sia pure con un senso diverso, Brian Percival con Storia di una ladra di libri e Carlos Ruiz Zafón con L’ombra del vento: i libri al centro della scena.

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