
I sassolini di Coppola: "Usa al collasso come Roma. Studios troppo indebitati"
Un sogno lungo non un giorno, ma quarant’anni. Tutti gli anni che sono occorsi a Francis Ford Coppola per arrivare, a 85 anni, a presentare il suo ultimo epico, titanico film, Megalopolis, nella immensa sala del Grand Théatre Lumière a Cannes, dove il film viene presentato in concorso, 45 anni dopo l’ultimo film con cui Coppola era arrivato in concorso, Apocalypse Now, che vinse la Palma d’oro. Quasi mezzo secolo dopo, Megalopolis arriva a Cannes dopo un anno di notizie su spese folli, licenziamenti di membri della troupe durante le riprese, e – come scrive il Guardian – accuse di avances indesiderate da parte di Coppola ad alcune comparse, tema di cui il regista non parla e sul quale nessuno fa domande. Coppola non ha concesso interviste durante la lunghissima gestazione del film e quando arriva in sala, camminando col bastone, riceve una standing ovation di quattro minuti. Lui si commuove, abbraccia il protagonista di Megalopolis, Adam Driver, e fa un breve discorso: "È impossibile trovare le parole per dirvi come mi sento. Sono qui con la mia famiglia", e indica, vicino a sé, i suoi familiari: la sorella Talia Shire, che era "Adrianaaaaa!" in Rocky e che fa parte del cast del film, il figlio Roman, che è stato il suo aiuto regista, e la nipotina Romy Mars, figlia di Sofia Coppola, già tiktoker virale.
"Ma sono qui anche con l’altra mia famiglia, gli attori", e indica il suo cast. Dedica il film alla speranza: "C’è una sola parola che conta in questo mondo: ‘esperanza’, ‘hope’. E ad essa dedico il mio film". Nel pubblico, c’è anche Richard Gere, protagonista del film di Paul Schrader Oh, Canada in concorso. Siede a due passi da Coppola e, alla fine del film, lo bacia.
Coppola parla del suo film, sella sua attualità: "L’America sta collassando, rischiamo di perdere la Repubblica, così come è accaduto millenni fa a Roma. Quando anni fa dissi che volevo fare un’epica legata all’antica Roma mi chiesero perché avesse a che fare con l’America e io risposi che quest’ultima è stata fondata sulla base dell’Antica Roma ed entrambe potrebbero essere legate allo stesso destino". Il film è costato una fortuna, 120 milioni di dollari, che ha dovuto in parte sborsare di tasca sua, vendendo le sue proprietà. "Non mi importa dei soldi, non mi è mai importato. Non ho problemi con il denaro. I miei figli – Roman, Sofia, tutti – hanno delle meravigliose carriere senza aver bisogno di una fortuna. Dico a tutti voi: i soldi non contano. Quello che conta sono gli amici. I soldi se ne vanno, gli amici rimangono".
Il film ancora non ha una distribuzione negli Stati Uniti, cioè nessuna compagnia lo ha acquistato. "Gli Studios sono pieni di debiti, più che pensare ai film pensano a pagare i loro debiti", dice Coppola. "E nuove compagnie come Amazon, Apple e Microsoft sono piene di soldi, e forse sono loro il futuro. Gli Studios potrebbero non esserci più, fra poco". Adam Driver, protagonista del film, racconta la sua esperienza. "Girare con Francis è stato come fare teatro sperimentale. Non vedremo qualcosa di così innovativo e originale come questa per molto tempo. È un film unico. E credo che se ne parlerà sempre di più, nel tempo".
Alla fine dell’incontro, Coppola consegna una frase che sembra, in qualche modo, il suo testamento artistico: "Ho fatto il film come volevo. Ci sono tante persone che, al momento di morire, hanno rimpianti, dicono ‘Vorrei avere fatto questo, o quello…’. Io no. Ho visto mia figlia Sofia vincere un Oscar, ho fatto il mio vino, ho fatto i film che volevo fare, nel modo in cui li volevo fare. E continuo a essere così pieno di progetti che quando morirò non me ne accorgerò nemmeno".