Sabato 5 Ottobre 2024

J. K. Rowling “scrittrice più cattiva della Gran Bretagna”: stavolta l’attacco arriva da uno storico settimanale laburista

New Statesman ha titolato così un articolo che è stato sommerso dalle critiche. Al centro della stroncatura dell’autrice più celebre al mondo per la saga di Harry Potter, i gialli per adulti (e best seller) firmati con lo pseudonimo Robert Galbraith

J. K. Rowling, la creatrice della saga di Harry Potter, è di nuovo sotto attacco, questa volta della stampa laburista

J. K. Rowling, la creatrice della saga di Harry Potter, è di nuovo sotto attacco, questa volta della stampa laburista

Londra, 16 gennaio 2024 – J. K. Rowling – la creatrice di Harry Potter che firma gialli per adulti anzi best seller con lo pseudonimo di Robert Galbraith – per essere brava è brava. Ma resta “la scrittrice più cattiva del Regno Unito”. A sostenerlo – anzi a scriverlo – non è un attivista per i diritti dei transgender, come quelli che da anni attaccano l’autrice per le sue idee. Stavolta si tratta del New Statesman, storico settimanale laburista nato nel 1913.

Il nuovo attacco a J. K. Rowling

L’articolo che vuole stroncare la creatrice della saga del maghetto si concentra sulla produzione per adulti. Secondo il settimanale, che pure riconosce le qualità letterarie di J. K. Rowling, i romanzi sono pieni di pedofili, torture, violenze, e danno una pessima immagine della Gran Bretagna. Per la cronaca: chi ha firmato il pezzo è stato subissato dalle critiche e per ora ha chiuso l’account su X, l’ex Twitter.

La reazione dei sostenitori di J. K. Rowling

I sostenitori della scrittrice più popolare al mondo hanno bollato le critiche come “misogine”. E la stessa cosa ha fatto il quotidiano filo conservatore, Daily Telegraph. Il sospetto è che l’attacco non riguardi i gialli ma le posizioni politicamente scorrette della Rowling sui diritti gender.

Le posizioni di J. K. Rowling contro la teoria gender

A fine 2021 Rowling aveva rivelato di aver ricevuto numerose minacce di morte mentre criticava tre attivisti per i diritti dei transgender che avevano pubblicato una loro foto su Twitter davanti all'indirizzo di casa dell'autrice, rendendolo così facilmente riconoscibile. "Ho ricevuto così tante minacce di morte che potrei tappezzare la casa ma non ho smesso di parlare", aveva dichiarato la scrittrice, al centro di infuocate polemiche per aver difeso posizioni femministe tradizionali sull’identità di genere biologica delle donne. Su questo era partita una gogna social.