Mercoledì 8 Maggio 2024

L'influencer e i like nascosti: "Così si valorizza la creatività"

Laura Comolli approva la svolta di Instagram: "Conta quello che hai da raccontare. Per i talenti emergenti è un vantaggio"

Laura Comolli (Instagram)

Laura Comolli (Instagram)

Torino, 18 luglio 2019 - "Instagram era come soggiogato dai like: era diventata una corsa ad averne sempre di più. Questa novità è positiva, finalmente verrà dato più valore al contenuto". Trentadue anni, una laurea in Giurisprudenza con il massimo dei voti. Laura Comolli, torinese, ha quasi 450mila seguaci su Instagram, dove si occupa di moda e viaggi. Dal 2012 fa l’influencer di professione e collabora con le principali griffe italiane ed estere.  Perché questo aggiornamento le piace? "Perché adesso verranno valorizzati gli influencer che sapranno essere più creativi, anche se hanno un pubblico più piccolo".  Prima, invece? "Instagram era nato per la condivisione di contenuti, ma si stava trasformando in una competizione sui like. Un peccato: non è giusto che chi ha qualcosa da raccontare sia penalizzato rispetto a chi ha contenuti meno belli ma è più popolare. E lo è magari solo perché compare in tv".  Nel suo lavoro, che cosa cambierà?  "Niente, credo. Le aziende non mi sceglievano per i like, ma perché ho uno storico. Con il mio staff ho sempre fatto un grande studio, tanta ricerca e progettazione, per proporre contenuti che non siano scontati ma valorizzino al meglio il prodotto e la campagna per cui sono stata chiamata". Quando ha cominciato?  "Dieci anni fa, quasi per caso. Andavo all’università e avevo un blog, condividevo le mie foto. Parlavo di moda e bellezza, le mie passioni. Eravamo in pochissimi, le persone hanno iniziato a seguirmi e si sono affezionate a me. Nel 2012 mi sono laureata e in quello stesso anno è arrivato Instagram: è cambiato tutto. Si è evoluta tutta la comunicazione digitale e ho deciso di fare l’influencer di professione. Sono stata una delle prime".  Quanti follower bisogna avere per essere considerati dei professionisti? "Non si può parlare di numeri in questo settore: ci sono persone bravissime che non hanno tanti seguaci. Si deve avere qualcosa da raccontare e si deve scegliere la nicchia giusta. Tantissimi cercano di fare questo lavoro. Il mercato è abbastanza saturo, la differenza non la fanno più i numeri, mille persone li hanno. La differenza la fanno i contenuti".  Come si emerge? "Con la capacità di raccontarsi e raccontare qualcosa di originale. Di diverso rispetto a quello che c’è già".  

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