È impossibile non provare ammirazione per chi si destreggia con nonchalance fra tedesco e inglese, francese e spagnolo, e magari russo e perché no un'infarinatura di cinese. Tuttavia, senza nulla togliere a una capacità invidiabile, in realtà non si tratta di un'impresa titanica, appannaggio di menti geniali: le competenze linguistiche sarebbero infatti "cumulative", ossia più lingue si imparano oltre alla seconda, più diventa facile apprenderne altre. Insomma, superato l'ostacolo (certo non piccolo), poi è tutta discesa. La teoria ha ricevuto adesso una delle prime convalide neurologiche da uno studio condotto dall'Università di Tokyo e dal MIT.
La sfida di imparare il kazako
"Con la nostra ricerca abbiamo verificato che la capacità dei poliglotti di imparare una lingua non è equivalente, ma
superiore rispetto alle persone bilingue", dice
il professor Kuniyoshi L. Sakai. Per il suo esperimento il team di neuroscienziati ha coinvolto 21 adulti bilingue (giapponese più inglese) e 28 poliglotti (giapponese più inglese, e in aggiunta spagnolo, oppure cinese, coreano, russo o tedesco, con alcuni partecipanti che padroneggiavano cinque idiomi). Mentre misuravano la loro attività cerebrale attraverso la risonanza magnetica, li hanno messi di fronte a dei
moduli di apprendimento del kazako, all'inizio elementari e poi via via più complessi.
Semplicemente attraverso l'ascolto di parole e frasi, con un supporto minimo di informazioni ausiliare, i soggetti dovevano ad esempio
riconoscere le parole che venivano ripetute, oppure capire la costruzione di una frase e indicare se era impostata in modo corretto o meno. Potevano ripetere le singole sessioni quante volte volevano fino a quando non riuscivano a superarle.
Dentro al cervello dei poliglotti
I poliglotti che parlano correntemente le lingue extra se la sono sbrigata con
un minor numero di tentativi rispetto ai poliglotti meno "sciolti" nelle loro conoscenze, ed erano anche più veloci e sicuri a scegliere le risposte nei livelli avanzati del test di kazako. Ma cosa accadeva nel frattempo dentro la testa dei partecipanti? "Nei multilingue i modelli e le aree di attivazione del cervello sono risultati simili a quelli dei bilingue, ma l'attivazione
era più sensibile e più rapida", dice Sakai.
I ricercatori hanno osservato che, nei livelli di difficoltà più bassi, ai poliglotti
bastava l'emisfero sinistro del cervello e non si "accendeva" l'emisfero destro, che invece era da subito attivo nei bilingue per aiutarli nella comprensione del kazako. Inoltre nei poliglotti l'attività dei gangli basali (legati a varie funzioni fondamentali, fra cui l'apprendimento) si manteneva costante durante tutto l'esperimento, mentre
nei bilingue si azzerava all'inizio di ogni singolo modulo, come se dovessero ripartire da capo.
"Questa è una spiegazione neuroscientifica del motivo per cui imparare una nuova lingua aggiuntiva
è più facile che imparare la seconda", conclude Sakai; "I bilingue hanno solo due punti di riferimento, mentre i poliglotti possono sfruttare nel cervello la conoscenza di tre o più lingue per apprenderne una nuova".
Lo studio è stato pubblicato
sulla rivista Scientific Reports.