La Spagna brucia forte in quel luglio del 1936. Il colpo di Stato di Franco contro il legittimo governo repubblicano incendia il Paese. Il fuoco, nel caos più assoluto, divampa così anche a Barcellona, dove vive la famiglia Moncalvi che gestisce una famosa e rinomata bottega di squisitezze alimentari. Ma il clima è troppo teso, il dolore è lancinante e colmo di lacrime, e i Moncalvi devono fuggire via da quell’inferno. Si tratta di un ritorno alle origini: i Moncalvi sono di origine ligure e Genova li aspetta.
Comincia così la storia del “secolo breve” (il Novecento) visto da una prospettiva particolare. La prospettiva, appunto di donne e uomini, di ragazze e ragazzi che attraverseranno le strade della vita nel ricordo di Augusto, detto Gutin, che soffre di male alle orecchie, che ama il latino, che diverrà medico, che soffrirà e respingerà da par suo gli assalti della vita sino a una vecchiaia dolcemara ben esplicitata in due fra i capitoli più belli del romanzo di Alessandro Rivali, il Prologo e l’Epilogo. Le pagine scorrono belle e ordinate nel disordine della vita con protagonisti la sorella di Gutin, la tormentata e sognatrice Giulia che dovrà accollarsi tutto il peso della famiglia.
Per non parlare dello zio Lodovico, innamorato del mare e della libertà (salirà in montagna coi partigiani per difendere l’onore degli italiani) o di Laura, spigliata ragazza dai bei riccioli neri di cui Gutin si innamorerà perdutamente (e il lettore capirà meglio queste smilze considerazioni leggendo il romanzo). E poi il padre di Gutin, maschera tragica e vera metafora della fatica di vivere.
Molte altre figure popolano le pagine di Rivali, non solo della famiglia Moncalvi: si pensi solo al medico tedesco che tutto sarà, nei foschi giorni della guerra, salvo che un nemico. Ma di più della trama non vogliamo dirvi. Appuntiamo la nostra attenzione su altri aspetti. Questo romanzo non è solo una saga familiare. È anche una saga familiare. Ma è soprattutto un romanzo di formazione e di contesto. Insomma, le città descritte (e ne abbiamo volutamente citate solo due) non fanno da contorno, ma sono protagoniste al pari, se non di più, delle donne e degli uomini in carne e ossa.
Basti solo pensare al paragone tra Barcellona e Genova che ricorre di frequente nelle pagine dello scrittore genovese. E poi la parola-chiave che regge tutto l’impianto narrativo: la memoria. Unica arma, come diceva un accademico di chiara fama come Sergio Romagnoli, contro la morte. Una memoria avvolta dal vento impetuoso che viene dal mare e che purifica le anime e le menti di tutti. Dei lettori in primis.
Francesco Ghidetti