Mercoledì 9 Ottobre 2024

Golda, l’unica donna nella stanza. Meir si racconta tra Storia e famiglia

In questi brevissimi racconti il preludio ai romanzi “Con gli occhi chiusi“, “Tre croci“, “Il podere“

Golda, l’unica donna nella stanza. Meir si racconta tra Storia e famiglia

Golda, l’unica donna nella stanza. Meir si racconta tra Storia e famiglia

Apparso per la prima volta nel 1917, quando dell’autore, allora 34enne, non erano ancora usciti i formidabili tre romanzi che ne hanno fatto un grande del Novecento, e cioè Con gli occhi chiusi, Tre croci e Il podere, questa raccolta di brevi frammenti, Bestie, non è affatto un’opera minore, come spesso, superficialmente, si è creduto, ma un libro quanto mai singolare e, per varie ragioni, sempre più attuale. Ricordiamo tra l’altro che in precedenza erano apparsi due volumetti di poesia di Tozzi, e cioè La zampogna verde (1911) e La città della Vergine (1913) e non si tratta di un dato puramente bibliografico. Infatti il legame con la poesia di Bestie è tutt’altro che marginale, trattandosi, sostanzialmente, di prose poetiche. Un genere a lungo non molto fortunato nella nostra vicenda letteraria, ma che oggi trova credito e diffusione anche in giovani autori.

In questi testi di Tozzi – che a volte si sviluppano come veri e propri brevissimi racconti – la vitalità poetica della prosa, non senza strappi lirici, risulta di speciale e innovativa efficacia. Prelude, certo, alla scrittura dei decisivi romanzi successivi, ma ha in sé quel carattere di necessità espressiva nell’acuta economia della parola, che ne fa opera di poesia. Ma entrare nel mondo di queste pagine ci porta a contatto con una sensibile visione inquieta delle cose e dell’esserci che spesso è attraversata da un senso di lacerante crudeltà del vivere. Lo vediamo di fronte a passaggi come quello in cui l’io narrante sente un usignolo e gli tira un sasso, quando stacca la testa alla cicala, o quando schiaccia il canarino, esempi della violenza atroce dell’esperienza dove la bestia e l’umano arrivano a confondersi.

A tutto questo, naturalmente, non è estranea la vicenda personale di Tozzi, della sua breve vita intensa: mori a 37 anni colpito dalla febbre spagnola, dopo tempi molto problematici vissuti nella nativa Siena, soprattutto negli infelici rapporti con il padre. Ma la complessità della sua visione del mondo passa anche nella fisionomia delle veloci apparizioni di bestie, appunto, che a volte si offrono a un’improvvisa apertura, ma sempre nella loro enigmatica presenza, come scrive Edoardo Albinati nella sua bella postfazione. Abbiamo dunque una nuova edizione di Bestie, che comprende anche l’originale commento visivo delle silhouettes di un artista come Giuseppe Salvatori. Insomma, torniamo ad appassionarci, grazie a Bestie, a un grande autore inconfondibile come Federigo Tozzi.

Maurizio Cucchi