Venerdì 1 Agosto 2025
GIOVANNI BOGANI
Magazine

Giancarlo Giannini sulla Walk of fame: "È più bella la Stella dell’Oscar"

"Un riconoscimento a tutta la carriera. Anche se fare l’attore è solo raccontare una favola"

Giancarlo Giannini, 80 anni: la sua stella sulla Walk of Fame "brillerà" dal 6 marzo

Giannini, che significato ha questa Stella per lei?

"Beh… Ho avuto già una nomination all’Oscar, ma questo riconoscimento è a tutta la carriera, quindi un certo significato ce l’ha. Però preferisco non prendere le cose troppo sul serio. I David di Donatello che ho vinto, per esempio, che erano d’oro, me li hanno rubati tutti. Meglio: così non li vedo e non ci penso". Giancarlo Giannini, 80 anni e una carriera nel cinema che è leggenda. Perduto nell’isola deserta insieme a Mariangela Melato in Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare d’agosto di Lina Wertmuller, alle prese con Hannibal Lecter in Hannibal di Ridley Scott, o con Daniel Craig in 007 Casino Royale. Ha lavorato con registi di tutto il mondo, ha ricevuto una candidatura all’Oscar per Pasqualino Settebellezze, ha vinto 5 David di Donatello, altrettanti Nastri d’argento, un premio a Cannes come miglior attore, un Globo d’oro alla carriera. Il 6 marzo, a Los Angeles, nel corso di Filming Italy, riceverà la Stella sulla Walk of Fame: la cerimonia si terrà solo adesso, tre anni dopo l’annuncio, rimandata a causa della pandemia. Ora Giannini è a Roma, e sta per partire per un set in Ungheria.

Insieme alla Palma d’oro come miglior attore a Cannes, questo è forse il riconoscimento più importante della sua carriera.

"È un momento bello, forse l’ultimo della mia vita. È un premio che corona la mia avventura in questo gioco fatto sul serio che si chiama cinema. Ma non mi cambia molto. Alla mia età, cambiano le prospettive".

In che senso?

"Parlavo proprio oggi con un amico napoletano. La lingua napoletana è la più bella del mondo, la più saporosa, la più geniale. La parola chiave, mi diceva, è una sola: “futtitinne“. Non te ne curare".

La diceva anche Bud Spencer, anche lui innamorato di Napoli.

"Vede? Io sono nato a Spezia, ma sono napoletano nel cuore. Amo l’ironia, la fantasia dei napoletani. La loro capacità di non prendere niente completamente sul serio".

Il mestiere dell’attore, però, lo ha preso sul serio.

"Ma senza tutte quelle fissazioni degli attori americani: entrare nel personaggio, ingrassare e dimagrire venti chili… Tutto deve essere più semplice. Fare l’attore è raccontare una favola".

Però è un perfezionista. I suoi copioni sono pieni di annotazioni…

"Ma è inutile anche quello. Marcello Mastroianni, il più grande di tutti, mi diceva: “i copioni? Li leggo con attenzione a letto… le prime tre pagine. Sono un sonnifero fantastico“".

Facevano così anche gli attori più celebri, quelli cresciuti con il «metodo» americano?

"Certo. Prenda Marlon Brando. Lo sa perché ha quello sguardo così intenso, così distante, così assorto? Perché si leggeva le battute scritte sul palmo della mano, come gli scolaretti".

Ha girato più di 110 film. A quale è più legato?

"Forse Film d’amore e di anarchia, uno dei film che ho girato con Lina Wertmuller, la persona più importante per la mia storia di attore. Anche io mi sento anarchico. Certo, non metto le bombe in giro. Cerco solo di adoperare il mio tempo fuori dal lavoro per la mia ricerca di libertà".

Si sente un uomo libero?

"Mi manca un po’ di follia, per esserlo davvero".

Che cosa è per lei, oggi, essere attore?

"Quello che è sempre stato: giocare. Come quando ti vestono da Zorro a Carnevale: sai che non lo sei, ma fai di tutto per immaginare di esserlo!".

È stata faticosa la strada verso quella Stella?

"Nulla nasce dal nulla. Uno pensa che l’attore si diverta sempre. Invece ti devi fare un mazzo così. Ma mi sento ancora un attore per caso: volevo studiare i satelliti artificiali nello spazio, le onde elettromagnetiche, e mi sono ritrovato a fare Zorro".

Quale personaggio le rimane da interpretare?

"I personaggi di cui ho le immagini alle pareti di casa mia: Alessandro Volta, Leonardo da Vinci, Sant’Agostino. E il mio pittore preferito, che è Van Gogh".

Ha paura del futuro? Della morte?

"No. La morte mi incuriosisce. Finalmente andrò verso qualche risposta alle domande che mi pongo da sempre".