Mercoledì 24 Aprile 2024

Dal muto ai robot, l’eterno mito del Golem

Il “mostro“ d’argilla che difende il ghetto ebraico: la leggenda attraversa i secoli e continua a ispirare cinema, letteratura, fumetti .

Migration

di Andrea Bonzi

Si guarda in giro, con l’aria spaventata e curiosa di chi vede per la prima volta il mondo. Il Golem si risveglia così, invocato tra fiamme e fuochi fatui dal rabbino Jehuda Leow (1512-1609) per difendere il ghetto ebraico dai soprusi di Rodolfo II d’Asburgo. Siamo a Praga, nel XVI secolo. Il colosso d’argilla si muove lento, con un incedere pesante che diventerà tipico dei robot scolpiti nell’immaginario fantastico occidentale. È la scena madre di Der Golem – Come venne al mondo, film muto del 1920 (l’unico giunto fino a noi di una trilogia) che racconta la storia di questa creatura della mitologia ebraica e medievale.

Al centro del progetto il registaattore Paul Weneger, massimo esponente del cinema espressionista tedesco, che indossa anche i (pesanti) panni del gigante. Muto, imperfetto, dalla forza erculea, il suo compito principale è di difendere il popolo ebraico dai soprusi. Nel film, però, quest’uomo artificiale – un concentrato non solo di furia cieca, ma anche di dubbi e di domande esistenziali – avrà tempo di invaghirsi della bella protagonista, per poi essere ‘sconfitto’ quasi casualmente da una bambina, che gli strappa dal corpo la pergamena che gli aveva dato vita. Questa scena ispirerà quella, più nota, nel film Frankenstein (1931) con Boris Karloff che interpreta il Mostro.

Secondo la leggenda il Golem (che indica la ‘materia grezza’ con cui Dio creò Adamo) viene risvegliato dalla parola “Emeth“ (verità), e torna polvere elidendo la prima lettera: “Meth“, infatti, vuol dire morte.

Un mito eterno che si rinnova: anche oggi a Praga, vicino alla sinagoga Staronova nella cui soffitta il rabbino Leow – matematico, filosofo ed esperto di Cabalah ebraica – avrebbe nascosto il corpo del Golem, i souvenir per turisti con le fattezze di questo essere informe sono tantissimi. Ma i confini religiosi e territoriali sono stati superati da tempo, e il Golem è entrato di diritto nella cultura popolare. Tra i film, vanno almeno ricordati Le Golem di Julien Duvivier (1936) e l’ultimo, recentissimo e piuttosto didascalico, Golem dei fratelli Paz (2019), distribuito da Netflix.

Ma è solo la punta dell’iceberg. Oltre agli adattamenti letterari nel XIX secolo (Jacob Grimm, Achim von Arnim e E.T.Hoffmann), va segnalato il romanzo Der Golem (1915) dello scrittore ed esoterista Gustav Meyrink, efficace nel descrivere una Praga oscura tra sogno e incubo.

Nei fumetti, ad esempio, la Cosa (alias Ben Grimm) dei Fantastici 4, creati da Stan Lee e Jack Kirby nel 1961, oggi pubblicati da Panini Comics, è direttamente ispirata alla creatura di fango e pietra. Del resto Kirby era autore di fede ebraica: nei primi episodi del Quartetto, Be Grimm muta in un mostro fangoso, che solo dopo acquista la caratteristica pelle a scaglie con cui oggi lo conosciamo. La stessa Marvel Comics ha avuto un personaggio chiamato proprio Golem, durato lo spazio di una manciata di numeri negli anni Settanta (la testata era Strange Tales, in Italia fu pubblicato dalla mitica Corno).

Del 1971 è Golem del maestro Dino Battaglia, una breve storia che venne pubblicata su Linus. Rimasta impressa a tanti, in Italia, la citazione del numero 12 di Dylan Dog, Killer, edito da Bonelli nel 1987: una sorta di Terminator con le sembianze di Arnold Schwarzenegger si rivelerà essere un vendicativo Golem. Più di recente, vanno citati almeno Il piccolo mondo del Golem (Kappa Edizioni, 2004) di Johan Sfar, dove la narrazione assume toni malinconici, o ancora Golem (Bao Publishing, 2014), graphic novel di successo di Lnrz (Lorenzo Ceccotti) in cui si narra di un’Italia distopica oppressa da uno Stato-Golem.

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro