Controcorrente nella Londra multietnica, l’oncologo pakistano Kazim è sicuro: meglio un matrimonio al buio deciso dalle famiglie. Ha le sue ragioni. Il filone dei matrimoni al cinema funziona sempre, sia abbinando un funerale, sia, e forse soprattutto, quando succede tra etnie diverse. La tradizione del matrimonio combinato tout court in culture non occidentali, poi, lancia nella commedia un campanello di attualità: c’è chi ci muore quando non è libero e reagisce. Dall’indiano “Monsoon Wedding“ (2001), Leone d’oro alla regista Mira Nair, all’israeliano ortodosso “La sposa promessa“ (2012) e allo statunitense zigano “Un matrimonio combinato“ (2020), la festa si guasta in vie e modi diversi, dunque si sorride, si piange, ci si informa e un tantino si pensa.
Qui c’è un pizzico di tutto: Zoe, cresciuta con Kazim, promettente documentarista, decide di filmare l’intera procedura, dal primo incontro via zoom con la sposa imposta alla festa in Pakistan. Confidenze, tira e molla, perfino un divorzio (al posto del funerale), una star di punta, la Cenerentola Lily James, e una star di supporto, Emma Thompson.
Silvio Danese