«Mi è arrivata una telefonata da Mario (Martone, il regista del film, nda) che mi diceva di andare a comperare il libro di Ermanno Rea, Nostalgia, e di darci un’occhiata. Così ho obbedito e mi sono messo a leggerlo, cercando di capire quale ruolo avesse in mente Mario per me. Mi ero fatto qualche idea durante la lettura, ma poi, al nostro incontro mi disse che aveva pensato a me per il ruolo del prete, di don Luigi Rega. All’inizio, lo confesso, sono rimasto un po’ spiazzato. Non riuscivo a capire cosa avesse in mente, ma sul set ho visto che Mario aveva le idee molto chiare e ha guidato me, Pierfancesco (Favino, nda) e Tommaso (Ragno, nda) in ogni scena. Sapeva cosa aveva scritto e sapeva dove voleva andare a finire. Sapeva che stava girando un film nella pancia di Napoli, in un quartiere come rione Sanità e voleva mettere in campo una sceneggiatura con una storia semplice ma incisiva, in cui raccontare Napoli senza giudizo. Il mio personaggio è in parte è ispirato alla figura di don Antonio Loffredo, anche se poi è diventato altro. Nostalgia è stata un’esperienza unica e in quella chiesa alla Sanità io ho trovato persone che lavorano per gli altri e una porta sempre aperta. Sembra poco, ma invece è tutto...».
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