Lunedì 29 Aprile 2024

Gigliola Cinquetti: "L'età Giusta" per la Gratitudine

Questa volta nessun problema per via dell’età. "Mi hanno chiamata per fare una vecchia. La considero una conquista”

Gigliola Cinquetti

Gigliola Cinquetti

Questa volta nessun problema per via dell’età. "Mi hanno chiamata per fare una vecchia e quando ho incontrato il regista gli ho detto: dovrò truccarmi, mettere una parrucca bianca. E lui, senza tanti riguardi mi ha risposto: ‘No, vai bene così’”. Lo racconta divertita Gigliola Cinquetti, lei che da quando a 16 anni ha vinto il Festival di Sanremo 1964 e poi l’Eurovision con ‘Non ho l’età’, con quella canzone è stata sempre identificata. Ora, "da cantante prestata alla recitazione", interpreta Luciana nel divertente film ‘L’età giusta’, regia di Alessandro Di Cosimo, dal 24 dicembre su Paramount +. Insieme a tre formidabili primedonne della tv e del teatro come Paola Pitagora, Valeria Fabrizi e Giuliana Lojodice, forma un simpatico quartetto di signore che fuggono dalla casa di riposo e intraprendono un rocambolesco viaggio verso Assisi, per sventare la truffa di cui rischia di essere vittima Olimpia (Pitagora).

Gigliola, finalmente “l’età giusta“?

"Non avevo mai l’età, ora faccio la vecchia: è una conquista. E poi mi è sempre piaciuta l’idea di diventare vecchia come mia nonna. Perché ho sempre considerato l’infanzia e la vecchiaia, le fasi più belle della vita. Quello in mezzo, mi spaventava".

È stato un tormento essere sempre associata a ‘Non ho l’età’?

"Mi ha sempre accompagnata meravigliosamente e nel 2022 ricantandola all’Eurovision si è chiuso il cerchio. E ora sono orgogliosa di essere identificata con questa canzone".

Tornerebbe a Sanremo?

"Perché no? Mai dire mai".

Nel 2024 sono sessant’anni di una fantastica carriera. Con il romanzo autobiografico ‘A volte si sogna’, da poco in libreria, ha voluto festeggiarli?

"Sicuramente è un anniversario da festeggiare. È un romanzo autobiografico in terza persona, un inno alla gioia e alla vita. Ed è venuto fuori un qualcosa che ha sorpreso persino me".

Cosa ha significato avere un successo travolgente a 16 anni?

"Quel momento segna un discrimine. C’è un prima e un dopo: prima è la normalità, dopo è uscire dalla normalità ed entrare in una dimensione alterata da un successo smisurato, più grande di me. Elaborarlo è stato complicato e ha richiesto molto tempo. Nel frattempo la mia vita era tumultuosa, come una sorta di galoppata planetaria. Sembrava che producesse soltanto stordimento ma non è stato così perché tutti quei luoghi e quegli incontri hanno lasciato un segno dentro di me".

Guardando indietro, quali ricordi emergono soprattutto?

"I ricordi dell’infanzia, i profili delle montagne intorno a Verona, il lago di Garda. E alcuni viaggi, tra cui uno in Sicilia, fino a Capo Passero, da sola, perché ho sempre amato l’avventura e letto molti libri d’avventura nella mia infanzia, e vivo la mia vita come un’avventura. E poi un viaggio in Brasile, dove ho sentito per la prima volta che potevo conquistare il pubblico per quello che facevo sul palcoscenico. In Italia, invece, era difficile, perché c’erano molti pregiudizi nei miei confronti legati alle etichette che mi venivano appioppate, come “la ragazza acqua e sapone“, “la ragazza della porta accanto“".

Come nasce il titolo ‘A volte si sogna’?

"Si riferisce alla mia abitudine di dormire una decina di minuti prima di andare in scena, su tre sedie, perché di meglio non si trova dietro le quinte. E in questa posizione, a volte si sogna. Ma si allude anche ai sogni ad occhi aperti. E ne avevo tanti: diventare una locandiera, girare il mondo a piedi, perché sono una grandissima camminatrice e in Italia e Austria ho scalato tante montagne. E un altro sogno era scrivere libri, e l’ho realizzato".

In tanti anni, ci sono stati inevitabilmente alti e bassi. Difficile ripartire?

"Gli insuccessi sono preziosi perché aiutano a reagire, a produrre energie nuove. Poi non è che ne ho avuti tanti, ma aldilà di qualche piccolo episodio, a un certo punto, intorno al 2000, avevo deciso che non avrei cantato più perché mi sembrava il momento di dire basta, perché facevo la conduttrice tv e avevo un programma quotidiano. Ma poi mi hanno proposto di fare un concerto con un’orchestra sinfonica. L’abbiamo fatto, con tutte le mie canzoni riarrangiate e così mi è tornata voglia e ho ricominciato a viaggiare per il mondo. Ora sto preparando uno spettacolo che porteremo nei teatri a partire dalla prossima primavera e che forse si intitolerà A volte si sogna, come il libro".

E allora, questa è “l’età giusta“ per cosa?

"Per la gratitudine. La considero una conquista, perché mi fa stare bene e mi fa godere del presente".

di Beatrice Bertuccioli

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