Venerdì 17 Maggio 2024
ANDREA MAIOLI
Magazine

Pupi Avati in casa Sgarbi: "Un amore immortale"

Da stasera le riprese a Ferrara per il film tratto dall’autobiografia del capostipite Giuseppe. "Fra quegli sposi un’unione sacrale"

Pupi Avati sul set con Renato Pozzetto

Pupi Avati sul set con Renato Pozzetto

Matrimoni che finiscono bene, matrimoni che finiscono male, cene di fidanzamento tra ragazzi e ragazze dove tutto deflagra, unioni che naufragano per Alzheimer o perché il testimone è più bello dello sposo, seconde notti di nozze e ragazze dal cuore troppo grande che convolano nonostante tutto. Di matrimoni la vita cinematografica di Pupi Avati è piena; ma questo matrimonio perché dovrebbe essere diverso rispetto agli altri? "Lei mi parla ancora" è tratto dal libro autobiografico di Giuseppe Sgarbi, il papà di Elisabetta e Vittorio, dove si racconta della storia d’amore con la moglie Caterina. Durata: 65 anni. Un amore che ha resistito anche alla scomparsa della donna.

Dopo alcune settimane di lavorazione a Roma, la troupe è approdata nella sgarbiana Ferrara per concludere le riprese: primo ciak stasera, dove si ricrea in una piazzetta del centro una arena estiva anni Cinquanta. Avati è stanco, ma solo perché reduce da una maratona Roma-Bari (premiazione al Bif&st e annessa "cena di pesce crudo")- Bari -Ferrara con approdo ieri alle cinque e mezza del mattino.

Maestro, perché questa storia d’amore è diversa da quelle che ha raccontato finora?

"Perché qui il matrimonio è addirittura sfrontato, è un amore da record dove lui non si rassegna nemmeno di fronte alla morte della moglie. Il fatto che lui abbia come interlocutore un ghostwriter (Fabrizio Gifuni) già reduce da un matrimonio saltato dopo soli tre anni, che ha già una nuova compagna con tutto il bric a brac che conosciamo... Ci vuole molto poco a raccontare storie che finiscono male, mentre è molto più complesso un matrimonio dove ci sia la componente della permanenza".

Qual è la parola d’ordine di un matrimonio così.

"La sopportazione, il matrimonio è quello. Non è soltanto rosa e fiori, ma è asperità, conflitti... Questo giovane ghostwriter pensa all’inizio di trovarsi di fronte a un vecchio ingenuo e non ha capito che in realtà è un saggio. Qui racconto la determinazione da parte di due sposi a rimanere insieme partendo da un patto".

Quale?

"Il giorno delle nozze lei gli consegna una lettera: ’Se continueremo a volerci bene come oggi saremo immortali’".

Un pensiero che dall’altare si espande in un campo misterico...

"Direi un salto in un ambito sacrale, qualcosa che va decisamente oltre il patto sociale che si instaura tra un uomo e una donna. Perché oggi viene praticato con tanto successo il rito civile?".

Perché?

"Perché non contempla quella formula ’per sempre’ dei matrimoni religiosi".

Magari lo si dice perché è scritto nel ’copione’...

"Anche se dentro di te la ragione ti sussurra ’è impossibile’, però in quel momento ci si crede. Parliamo di confidare in una vita più ’grande’".

Due protagonisti nei panni degli Sgarbi anziani, con cui lavora per la prima volta.

"Stefania Sandrelli l’ho sfiorata ai tempi della Mazurka del barone... Avrebbe dovuto fare il film poi scelse un altro set, ma finalmente l’ho incontrata. Anche con Renato Pozzetto ci fu un quasi incontro, in Ma quando arrivano le ragazze? Allora non ci prendemmo per un malinteso, ma era rimasta la voglia di lavorare con lui".

Ancora una scelta attoriale controcorrente.

"Pozzetto ha alle spalle una filmografia ricchissima, ma non ha mai sfiorato storie con una tensione drammatica come questa. Invece di correre dietro agli interpreti canonici che fanno tutto, bisogna scoprire che il cinema italiano riserva attori preziosi dei quali non ci si occupa più per cialtroneria o mancanza di immaginazione".

Come si porta in sala un pubblico giovane per un film così?

"Non so nemmeno come si fa ad acchiappare il pubblico in senso lato. Quando le piattaforme ti regalano al prezzo di un biglietto listini da migliaia di film viene da chiedersi quale sarà il futuro delle sale".

’Lei mi parla ancora’ uscirà...

"In sala".

E il prossimo, il Boccaccio-Dante con Sergio Castellitto?

"In sala il 14 settembre 2021, anniversario della morte di Dante. Dante deve avere la dignità di un film su grande schermo, non di una fiction".

 

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