Martedì 30 Aprile 2024

Anna Marchesini, il ricordo di Baudo: "Amica geniale, era l'intellettuale del trio"

Il presentatore 80enne: "Non si è mai accontantata della battuta più facile. Adoravo la sua Lollo"

Pippo Baudo e Anna Marchesini sul palco di Sanremo (Olycom)

Pippo Baudo e Anna Marchesini sul palco di Sanremo (Olycom)

Milano, 31 luglio 2016 - «LE VOLEVO molto bene, ero molto legato ad Anna, l’ho seguita lungo tutta la sua carriera, avevamo un bellissimo rapporto che è continuato negli anni. Era una grande attrice, una grande scrittrice, un’autrice eccezionale, coltissima. Ma soprattutto era una mamma bravissima che si era dedicata con tutte le sue energie alla figlia, e che avrebbe voluto continuare a vivere proprio per starle accanto. Penso che abbia voluto vedere la laurea di Virginia, e poi abbia staccato la spina». Pippo Baudo ricorda commosso Anna Marchesini.

Quando vi siete incontrati per la prima volta? «Al teatro delle Vittorie. Avevano preparato uno sketch su Adamo ed Eva, Adamo era Solenghi, Eva era Anna, e Lopez faceva il serpente. Lo registrarono, ma io dissi loro, perché non fate qualcosa in diretta senza costruzione, senza scenografia?, e il risultato fu quattro volte migliore. Facevano la famiglia reale d’Inghilterra, lei faceva la Regina Madre. Ma il loro capolavoro è stato senz’altro “I promessi sposi”, in cui ho recitato anche io nelle improbabili vesti del padre di Renzo».

Com’era Anna sul lavoro? «Scriveva tantissimo. Non si accontentava della prima battuta che le veniva, della più facile e scontata. Lei cercava di andare sempre oltre, a quella più sofisticata. E poi aveva un’incredibile capacità di modellare la voce, basta vedere quando faceva la Lollobrigida o la sessuologa».

Del Trio, lei che anima impersonava? «L’anima più alta, e allo stesso tempo più impazzita. In questo era seguita da Lopez, mentre Tullio era il più ragionatore. Quando avevo bisogno di qualcosa, infatti, mi rivolgevo a lui: Tullio, pensaci tu. Anna era un’artista che non si accontentava mai».

Avete avuto qualche screzio, qualche incomprensione? «Mai. Anche se io ero molto critico verso il loro lavoro». 

Quando l’ha vista per l’ultima volta? «All’Eliseo a Roma, due anni fa. Stare in scena per lei era uno sforzo enorme».

Cosa l’aveva convinta a chiamarli a “Fantastico”? «La loro genialità. E poi erano un trio, una cosa insolita nella comicità dove di solito c’è il duo. Ma la divisione dei compiti era così matematicamente esatta che il risultato era straordinario: tutti e tre avevano la loro porzione di risate, non c’era uno che facesse da spalla agli altri. Possiamo chiamarlo un triangolo perfetto».

Dei molti sketch della Marchesini quale preferiva? «La sessuologa era eccezionale, ma anche la parodia della Lollo. In realtà lei era brava a partire da un modello reale per costruire un personaggio assurdo, completamente inventato».

Anna Marchesini è stata una delle prime donne comico in Italia... «Ma no, prima di lei c’erano state Bice Valori, Franca Valeri, Tina Pica, Monica Vitti... Lei comunque aveva una personalità davvero originale».

Quella era un’altra tv? «Di sicuro. Più intelligente, più alta, mai banale. Anna lavorava tantissimo. Uno sketch di 8 minuti veniva scritto quattro, cinque, sei volte, finché era perfetto».

Ricorda un episodio in particolare? «Un giorno venne da me in ufficio e mi disse: scendi e andiamo a prendere un aperitivo. Mi sembrò strano. Andammo al bar e lì mi presentò suo marito, che aveva sposato in consolato in Francia, mi pare. Fu uno shock: non me l’aspettavo che Anna si sposasse, non pensavo che arrivasse a tanto».

Tre aggettivi per definirla? «Intelligente, originale, poliedrica».   

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