Mercoledì 24 Aprile 2024

A Pompei ci fu anche un terremoto Dagli scavi spuntano due nuovi corpi

Dopo la pioggia di lapilli, di lava e le esalazioni di gas, anche le scosse di terremoto che aggiunsero distruzione alla devastazione: non fu solo l’eruzione del Vesuvio a causare la morte degli abitanti di Pompei, ma anche un sisma concomitante, di cui emergono ora con chiarezza le conseguenze. Nell’area archeologica, durante uno scavo nell’Insula dei Casti Amanti, sono stati rinvenuti, sotto un muro crollato, gli scheletri di due nuove vittime, testimonianza del terremoto che ha accompagnato l’eruzione. "Le tecniche dello scavo moderno ci aiutano a comprendere sempre meglio l’inferno che in due giorni distrusse interamente la città di Pompei, uccidendone molti abitanti", spiega il direttore del Parco, Gabriel Zuchtriegel.

Fu davvero un inferno: dopo la fase Pliniana, così chiamata perché magistralmente descritta da Plinio il Giovane, in cui si levarono colonne eruttive alte decine di chilometri e da cui cadeva una pioggia di pomice rovente, seguirono le cosiddette correnti piroclastiche, miscele di roccia polverizzata, ceneri e gas caldi, che possono anche muoversi a velocità di centinaia di chilometri all’ora.

Abbattendosi sulle mura e sui tetti, furono tra le cause di morte degli abitanti, seppelliti anche dal crollo degli edifici, in alcuni casi dovuto a terremoti che accompagnarono l’eruzione. Così fu per i due uomini, ultracinquantenni, ritrovati riversi su un lato, in un ambiente di servizio, nel quale si erano rifugiati in cerca di protezione.

I dati delle prime analisi antropologiche sul campo indicano che entrambi sono morti verosimilmente a causa di traumi multipli causati dal crollo di parti dell’edificio. Durante la rimozione delle vertebre cervicali e del cranio di uno dei due scheletri sono emerse tracce di materiale organico, verosimilmente un involto di stoffa. All’interno sono state trovate, oltre a cinque elementi in pasta vitrea identificabili come vaghi di collana, sei monete. Due denari in argento: un denario repubblicano, databile alla metà del II sec. a.C., e un altro denario, più recente, da riferire alle produzioni di Vespasiano. Le restanti monete in bronzo erano anch’esse coniate durante il principato di Vespasiano e pertanto di recente conio.

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