Giovedì 2 Maggio 2024

L'INTERVISTA Berlusconi: "Resto, ma se trovo un degno erede..."

"Al momento non vedo nessuno con il carisma necessario"

Berlusconi a Saronno circondato dai fan (Newpress)

Berlusconi a Saronno circondato dai fan (Newpress)

ORA NON PENSA di mollare. Anche se continua a sperare che in un futuro prossimo ci siano le condizioni per diventare ‘padre nobile’ del partito che contenderà alla sinistra la guida del Paese: «Al momento non vedo nessuno cui passare il testimone». A sera, dopo un tour elettorale più movimentato del previsto in Liguria, Silvio Berlusconi riapre i giochi. Conferma di avere una carta – neanche tanto coperta – da tirare fuori dopo le regionali che, dice, non andranno troppo male, respinge l’accusa di aver una linea politica poco chiara, spara bordate a Renzi e spiega, malgrado tutto, di sentirsi ancora estraneo alla politica: «Me ne occupo solo per senso di responsabilità».

Presidente, che cosa accade dentro Forza Italia? Dopo l’addio di Fitto, ci sarà il big bang? «Come dicono i cinesi, fa più rumore un albero che cade che una foresta che cresce silenziosamente. Quindi io capisco, ma non condivido, l’attenzione che i giornali dedicano a fenomeni assolutamente marginali rispetto alla realtà di Forza Italia. Se qualcuno non è più in sintonia con il nostro progetto politico, è semplicemente libero di andarsene».

Intanto, il primo test elettorale in Trentino e in Val D’Aosta ha prodotto risultati scoraggianti. «Non sono soddisfacenti, è vero, ma abbiamo presentato il simbolo di Forza Italia soltanto in 5 comuni su 150. È arbitrario attribuire a questo voto amministrativo un significato politico nazionale».

Magari è frutto di una linea politica ondivaga: prima ha cercato l’accordo con Renzi sulle riforme, poi ha rotto platealmente.  «Le cose sono molto semplici: non abbiamo cambiato idea sulle riforme abbiamo cambiato idea su Renzi. Forza Italia è nata per fare le riforme. E, quando finalmente il Pd è sembrato disponibile a collaborare per riformare la costituzione secondo i nostri stessi progetti, era ovvio che partecipassimo. Le riforme andrebbero fatte insieme ed è evidente che, per riuscirci, bisogna accettare alcuni compromessi. Ma durante il percorso Renzi ci ha imposto 17 cambiamenti rispetto al progetto iniziale e quando poi si è trattato di scegliere il massimo garante di questo processo riformatore, ha deciso di agire da solo. In quel momento, abbiamo capito che non pensava affatto a lavorare insieme con lealtà, ma solo a un disegno di potere per il quale non aveva i numeri in Parlamento. Era ovvio che le strade si dividessero». 

Si incontreranno di nuovo? «Non credo. Renzi non soltanto persegue un disegno di potere ma è e rimane un uomo di sinistra, per quanto con un’immagine più moderna. E come tutte le sinistre, non ha fatto una riforma utile al Paese. Anche quelle di cui più si vanta, come il Jobs Act, non hanno prodotto effetto. Ha raccontato di aver ridotto le tasse, che invece sono aumentate. La disoccupazione galoppa. Tutta l’Europa è in ripresa e l’Italia rimane al palo. Le agenzie di rating non sono il Vangelo, naturalmente, ma pochi giorni fa Standard&Poor’s ha confermato la valutazione negativa sull’Italia. Il dramma dell’immigrazione non accenna a risolversi. Per il bene del Paese, Renzi e il governo devono essere mandati a casa».

Ma lei che risultato si aspetta dalle regionali?  «Sono convinto che confermeremo i nostri due bravi governatori uscenti, Caldoro in Campania e Zaia in Veneto, e che in altre regioni siano possibili delle belle sorprese. La bella, emozionante accoglienza che sto ricevendo in questi giorni negli incontri elettorali lo dimostra. Ai nostri elettori, del resto, a quelli che continuano a votarci non interessano i casi personali, le frustrazioni o le ambizioni di qualcuno. Interessa il progetto che proponiamo per far cambiare strada a un Paese che ne ha drammaticamente bisogno».

La nuova legge elettorale costringe alle coalizioni: è possibile riunire il centrodestra? «Non credo sia possibile con i leader e le formazioni politiche attuali. Deve partire il nuovo progetto di un unico movimento di tutti i moderati che comprende non solo quelli che votano frazionatamente, ma anche chi ha deciso ora di non votare». 

Non è stanco di fare politica dopo vent’anni da protagonista? «Non sono più un ragazzino, ma mi sento obbligato a rimanere in campo fino a quando non ci sarà qualcuno che mi potrà sostituire nel progetto di dare vita alla maggioranza politica dei moderati. Spero che si faccia vivo presto, anche se al momento non vedo nessuno cui passare il testimone». 

In venti anni, non è riuscito a tirar fuori un erede... «Gli eredi non si possono tirare fuori. Il carisma uno o ce l’ha o non ce l’ha. Ho dato possibilità a tanta gente, ma nessuno ha avuto la spinta carismatica». 

La politica, per lei, è soprattutto questione di rapporti umani: perché tanti sono finiti male? «Le persone che fanno la politica per mestiere hanno di mira solo i loro interessi personali. Non sono in sintonia con me, che ho sempre agito guardando all’interesse dei miei concittadini».

Quale rottura l’ha ferita di più? «Sul piano umano sono stati momenti di dispiacere. Però senza tante sorprese». 

Davvero il partito Repubblicano americano è il suo modello? «Ho indicato il partito Repubblicano solo come modello di contrapposizione al partito democratico. È quel che manca in Italia: un movimento leggero, strutturato come un comitato elettorale, al quale aderiscano tutti gli elettori che non votano per la sinistra».