Lunedì 29 Aprile 2024

Ucraina, la diga Kavhovka distrutta: mossa criminale che fa tremare per la centrale nucleare di Zaporizhzhia

Tutti i reattori dovranno essere messi in spegnimento a freddo e dipenderanno comunque dal bacino idrico di servizio all’impianto nucleare

Roma, 06 giugno 2023 – La distruzione della diga di Nova Kakhovka in Ucraina - ragionevolmente causata con esplosivo ad alto potenziale piazzato nei cunicoli di servizio anche se in via puramente teorica non può essere escluso un cedimento strutturale causato dal livello molto alto dell’acqua nell’invaso e nei danneggiamenti subiti nei mesi scorsi dalla guerra -  pone un rischio inondazione per le popolazioni a valle che saranno inondate da una onda di piena alta fino a 5 metri ed è stata decisa e attuato perché allargherà il corso del Dnepr rendendo ancora più difficile per le forza armate ucraine il tentativo di attraversarlo nell’offensiva che sta per iniziare.

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La diga Kakhovka distrutta in Ucraina (Ansa)
La diga Kakhovka distrutta in Ucraina (Ansa)

È una disperata quanto criminale mossa difensiva. Gli effetti “non militari” sono due: l’allagamento di intere comunità - si parla di 16mila persone a rischio che dovranno essere evacuate il più rapidamente possibile - con rischio di perdita di vite e certezza di enormi danni e gli effetti sulla centrale nucleare di Zaporizhzhia, che con i suoi sei reattori e una potenza di 5.700 MW è la più grande centrale nucleare d’Europa. 

La società ucraina per l'energia nucleare, Energoatom, ha rilasciato una dichiarazione in cui afferma che la situazione nell'impianto è sotto controllo, e anche l'Agenzia internazionale per l'energia atomica ha dichiarato che i suoi esperti presenti sul sito stavano monitorando la situazione e che non vi era "alcun rischio immediato per la sicurezza nucleare". Ma questo non significa che la situazione non possa diventare critica nelle prossime settimane, se non si prenderanno le appropriate misure.

Oggi cinque dei reattori sono in "arresto a freddo", spenti completamente e raffreddati, e uno è in "arresto a caldo", mantenuto a 200-250°C, in modo da facilitarne il riavvio quando le condizioni lo permetteranno e da fornire acqua calda alla vicina città di Enerhodar.

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Il comunicato di Energoatom afferma che il lago di raffreddamento di servizio all’impianto  è stato riempito e che il livello attuale è di 16,6 metri, "sufficiente per le esigenze della centrale". Alle 8:00 l'acqua nell'invaso era a circa 16,4 m, se scenderà sotto i 12,7 m l’acqua non potrà più entrare in stazione. Per garantire la sicurezza sarà comunque opportuna la chiusura “a freddo” del reattore in arresto “a caldo” . In ogni caso, anche i rettori spenti vanno raffreddati e se per qualche motivo dovesse ridursi (ad esempio per colpi di artiglieria, o deliberato sabotaggio) il collegamento con il bacino di servizio, la centrale sarebbe a rischio.

“La centrale _ ha detto il direttore generale dell’AIEA, Rafael Grossi _ ha un grande stagno di raffreddamento accanto al sito, progettato per essere al di sopra dell'altezza del serbatoio. Poiché i reattori sono stati spenti per molti mesi, si stima che questo stagno sarà sufficiente per fornire acqua di raffreddamento per diversi mesi". Allo stesso tempo, è fondamentale che l’invaso  di raffreddamento rimanga intatto. "Chiedo a tutte le parti _ ha sottolineato Grossi _ di garantire che non venga fatto nulla per farlo saltare in aria. Il mio viaggio allo ZNPP era programmato per la prossima settimana e ora è urgentemente necessario. Andrò".

La russa Rosatom che oggi controlla la centrale nega ogni criticità, ma con la controffensiva in atto nulla può essere escluso e avere una duplice sicurezza (il fiume e il bacino di servizio) per il raffreddamento dell’impianto e dei depositi di combustibile esausto dava una ben maggiore tranquillità. Non solo. Sarà necessario garantire un flusso di acqua fresca dal fiume, altrimenti l’acqua nel bacino di servizio progressivamente si riscalderà e metterà a rischio il raffreddamento dei reattori. 

Il mese scorso è stato riferito che il livello dell'acqua nel bacino ha raggiunto un massimo di 30 anni, poiché gli occupanti russi hanno tenuto aperte solo poche paratoie. Era insipienza oppure una mossa deliberata per accrescere il più possibile la “bomba d’acqua” causata dalla distruzione della diga? Non lo sappiamo. 

La diga, che fu che costruita tra i 1950 e il 1956, era alta 30 metri e aveva una centrale idroelettrica da 350 MW: creava un enorme lago la cui acqua veniva inviata attraverso il canale della Crimea settentrionale e il canale Dnieper-Kryvyi Rih per irrigare e fornire di acqua potabile vaste aree dell'Ucraina meridionale e della Crimea settentrionale. La distruzione della diga – che non è riparabile . crea problemi in particolare all’approvvigionamento idrico della Crimea occupata, ma la Crimea dovette già farne a meno dal 2014 allo scorso febbraio ed è sopravvissuta.