Lunedì 14 Luglio 2025
GIAMPAOLO PIOLI
Esteri

Tel Aviv al G7"State con noi"

Israele e Iran al centro dei lavori. Gli Usa rischiano l’isolamento . .

Israele e Iran al centro dei lavori. Gli Usa rischiano l’isolamento . .

Israele e Iran al centro dei lavori. Gli Usa rischiano l’isolamento . .

Donald Trump è arrivato per ultimo al G7 di Kananaskis in Canada e potrebbe andarsene per primo mercoledì, dopo aver capito che più che un lavoro collegiale le 7 più grandi economie mondiali potrebbero coalizzarsi e distaccarsi in 6 ’contro’ gli Usa, perché contrari a come il presidente intende affrontare le più grandi crisi mondiali e i conflitti che stanno diventando tre, dopo che a quelli in Ucraina e a Gaza, si è aggiunta l’aggressione che Israele sta conducendo nei confronti dell’Iran, con Tel Aviv decisa a ottenere un cambio di regime, ma che vede Teheran rispondere per ora agli agli attacchi missile su missile.

Dopo la misera parata militare di Washington, dove sperava di venir consacrato come comandante assoluto e pacificatore del pianeta, Donald Trump arriva in Canada non solo a mani vuote, ma si sente un leader sempre più inascoltato sia da Putin che da Netanyahu, che continuano le loro azioni militari di fatto senza considerarlo. Ieri sera fonti della Casa Bianca (poi smentite dal premier israeliano) ammettevano che il presidente Usa avrebbe posto il veto solo all’eliminazione dell’ayatollah Khamenei la massima autorità e leader spirituale iraniana.

Gli sherpa, soprattutto quelli europei, sono al lavoro per trovare una posizione comune e discutere come rispondere anche all’appello lanciato dal presidente israeliano Isaac Herzog ai leader del G7: "Dovrebbero essere tutti con noi, perché se volete eliminare le testate nucleari, è meglio che lavoriate insieme, con noi, che vi assicuriate che l’Iran non raggiunga la sua capacità (in termini di risorse per l’atomica), che la nostra regione possa passare alla pace e al dialogo, alla coesistenza e al riavvicinamento". Difficile però immaginare che i sette grandi si esprimano sul conflitto tra Israele e Iran senza spendere una parola su quelli in Ucraina e a Gaza, sui quali per ora non è prevista alcuna dichiarazione.

In ogni caso, i leader mondiali sembrano scettici sulla concretezza ed effettivo peso delle parole del presidente americano, che ultimamente sembra vivere in una bolla non realistica senza accorgersi che se c’erano 20.000 persone alla parata di Washington per il 250esimo anniversario della nascita dell’esercito (che casualmente cadeva nel giorno del compleanno del tycoon) quando se ne aspettavano oltre 200.000, sono stati invece dai 5 agli 8 milioni gli americani scesi per le strade in tutti i 50 Stati per gridare: "Non vogliamo re". Il suo crollo nei sondaggi è verticale. Ma proprio perché il presidente Usa è davvero imprevedibile e si sente sotto attacco, a Kananaskis nel momento di massima tensione con gli alleati del G7 qualche snodo in Ucraina e a Gaza potrebbe ancora succedere, compreso un improvviso cessate il fuoco fra Netanyahu e l’Iran. Il presidente ucraino Zelensky è in arrivo nell’Alberta con la richiesta di aiuti disperati dal momento che gli Stati Uniti sembrano essere molto meno interessati, anche dopo l’accordo già firmato con Washington sullo sfruttamento delle cosiddette terre rare.

I conflitti in corso e la difficile tenuta di un’indispensabile comunità europea chiamata a un maggiore impegno militare anche per ostacolare l’avanzata di Mosca, accompagnati da una intricata ma necessaria strategia energetica, rischiano di trasformare il G7 in una catena di incontri bilaterali, più che nella ricerca di una strategia comune con gli Stati Uniti, sempre impegnati anche nella battaglia dei dazi.