Lunedì 29 Aprile 2024

Soldati italiani in Iraq, cosa fanno le forze speciali anti Isis

Incursioni e operazioni segrete. Mille militari a fianco dei curdi. Così il nostro Paese partecipa alla coalizione internazionale voluta da Brack Obama

Forze speciali dell'Esercito durante un addestramento (Ansa)

Forze speciali dell'Esercito durante un addestramento (Ansa)

Roma, 11 novembre 2019 - Niente offensive in grande stile, nessuna operazione di scenografia bellica ad effetto, niente dispiegamento di forze su aree estese ma singole incursioni, offensive limitate, blitz rapidi e possibilmente senza pubblicità. È la guerra a bassa intensità che ancora in Iraq si combatte contro l’Isis e che vede impegnate le forze militari irachene accanto alle truppe curde dei peshmerga. Due schieramenti che non si amano fino in fondo, ma che agiscono insieme, più alleati costretti dalle circostanze che dalla vicinanza politica.

Dentro questo incerto, ribollente e infernale scenario si muovono anche i soldati italiani, circa mille uomini inseriti nella Global coalition internazionale anti Isis, a cui prendono parte anche Paesi come Israele e Arabia saudita, e che fu voluta dall’allora presidente degli Stati Uniti, Obama. E fra i mille uomini dispiegati in Iraq, come spiega il sito analisidifesa.it , ci sono anche un centinaio di unità delle forze speciali, di cui fanno parte anche i cinque feriti nell’attentato. Il gruppo coinvolto nell’esplosione, due del Nono Reggimento Paracadutisti Col Moschin (esercito) e tre del Gruppo incursori Comsubin della Marina, stavano affiancando i militari iracheni e i peshmerga in una operazione anti Isis nella zona di Kirkuk e Salahddin.

Le forze speciali italiane si occupano dell’addestramento ma soprattutto del mentoring. Quest’ultima attività è di fatto un affiancamento come consiglieri militari agli iracheni anche in eventuali operazioni di combattimento (mai ufficialmente dichiarate) contro il Califfato. Con tutte le possibili conseguenze che si devono mettere in conto.

Quindi è ovvio che se i nostri si trovano in una situazione di attacco devono rispondere al fuoco anche se formalmente non hanno compiti offensivi. E quella di ieri, secondo quanto riferiscono i siti peshmerga, pare si trattasse proprio di una operazione anti Isis dove i tutor italiani assistevano le truppe locali. Non era una passeggiata, come purtroppo si è visto.

I soldati italiani sono dislocati nei punti critici ma anche a Baghdad, dove soprattutto i carabinieri si occupano dell’addestramento della polizia. Oltre ai mezzi blindati leggeri necessari per muoversi negli impervi e insidiosi contrafforti iracheni e nelle disastrate zone urbane, l’Italia ha messo in campo nell’operazione irachena, denominata Prima Parthica, anche 4 elicotteri da trasporto NH90 e 8 aerei (anche Eurofighter), fra cui tre droni Predator, che partono da una base operativa in Kuwait.

Nel 2014 la missione tricolore è stata tuttavia ridimensionata: dall’Iraq dopo l’offensiva di Raqqa che ha sbaragliato le milizie del Califfato nella zona, sono stati ritirati i 500 bersaglieri che difendevano la Diga di Mosul e gli elicotteri da combattimento Mangusta. Ora sono sul campo circa 300 mezzi terrestri e l’addestramento delle forze di sicurezza curde e irachene si svolge principalmente nelle sedi di Erbil (Kurdistan), Baghdad e altre località. Poi ci sono gli affiancamenti sul campo, come quello di ieri. I corsi che vengono svolti soprattutto a favore dei curdi, e a cui concorrono nove nazioni, sono inquadrati nella Task force land il cui comando è alternativamente affidato a Italia e Germania.