Domenica 5 Maggio 2024

Siria, truppe di Assad sono a Kobane. Erdogan: "Non dichiarerò mai il cessate il fuoco"

I curdi: "Stop a operazioni anti-Isis". Trump: "Non sono angeli". Ma invia Pompeo e Pence ad Ankara. Conte: "Da Ue serve decisione ferma"

Il conflitto Turchia-Siria (LaPresse)

Il conflitto Turchia-Siria (LaPresse)

Roma, 16 ottobre 2019 - Assad guadagna posizioni sullo scacchiere del Kurdistan siriano che è sotto l'attacco della Turchia e lo fa proprio in virtù dell'intesa con i curdi. Dopo essere entrate a Raqqa, le forze governative di Damasco oggi hanno raggiunto Kobane. L'ingresso dell'Esercito di Assad nella roccaforte curda, target dell'offensiva di Erdogan, è testimoniato dai media siriani oltre che da organizzazioni non governative presenti sul posto.  Alle milizie siriane si aggiungono unità militari inviate dalla Russia, storica alleata della Siria. 

Sul fronte diplomatico, intanto, gli Stati Uniti premono sulla Turchia perché fermi le operazioni, anche se Washington continua a ritirare soldati dal nord della Siria. "Le sanzioni sono più efficaci della presenza di truppe americane" puntualizza Trump. Poi in occasione del bilaterale con Sergio Mattarella a Washington, precisa di non avere dato "alcun benestare" all'offensiva di Ankara. Il vicepresidente Mike Pence e il segretario di Stato Mike Pompeo sono partiti oggi per la Turchia: chiederanno ad Erdogan il cessate il fuoco, che però il presidente turco ha già detto di non voler dichiarare. 

Erdogan: mai il cessate il fuoco

La Turchia "non dichiarerà mai il cessate il fuoco" nel Nord-Est della Siria. E' chiaro il presidente turco Erdogan, che dice di non essere preoccupato per le sanzioni americane. Le sue affermazioni sono giunte mentre il vice presidente americano Mike Pence partiva oggi per la Turchia assieme al segretario di Stato Mike Pompeo e al Consigliere per la sicurezza nazionale Mike O'Brien. In un primo momento Erdogan ha fatto sapere che non incontrerà Pence e Pompeo ("Quando verrà Trump parlerò con lui"). Poi però ha fatto retromarcia.

Il presidente turco volerà poi a Mosca "entro pochi giorni". In una telefonata con Vladimir Putin, i due leader hanno discusso della situazione sottolineando "la necessità di prevenire i conflitti tra le unità dell'esercito turco e le truppe del governo siriano", ha detto il Cremlino. La preoccupazione della Russia è relativa alla minaccia jihadista: "Il capo dello stato ritiene inammissibile consentire a miliziani di organizzazioni terroristiche, tra cui lo Stato islamico, che sono sorvegliati dalle unità armate curde, di sfruttare questa situazione". Il ministro degli Esteri russo Lavrov ha sottolineato che i sostenitori dell'Isis dalla Siria nord-orientale "si stanno diffondendo in tutto il mondo" a seguito del nuovo conflitto, causato dalle politiche degli Usa e dei suoi alleati e ha specificato che "anche i Paesi europei sono responsabili per questa situazione". 

Jihadisti e mercenari utilizzati dai turchi nell'offensiva anti curda. I video in rete

I curdi: stop a operazioni anti-Isis

Intanto le forze curde annunciano il 'congelamento' delle loro operazioni di contrasto all'Isis. La notizia è stata comunicata dal comandante Mazloum Kobani alla tv Ronahi.

Trump: i curdi non sono angeli

"I curdi non sono degli angeli", ha detto dal canto suo Donald Trump nell'incontro con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella nello studio Ovale, precisando però che con la decisione di ritirare le truppe Usa, non ha dato "alcun benestare" ad Ankara. "E' stato l'opposto, anzi, ho scritto una lettera molto dura". Stiamo gestendo la situazione con la Turchia "molto bene", ha aggiunto il presidente Usa, affemando che "le sanzioni sono più efficaci per mantenere la stabilità che la presenza delle truppe Usa". E ancora: "La Siria può ottenere l'aiuto dalla Russia e va bene: c'è molta sabbia con cui giocare lì...". Una decisione che, però, è stata bocciata proprio in serata dalla Camera Usa, la quale con un voto bipartisan ha approvato una risoluzione che si oppone al ritiro delle truppe e chiede al presidente una nuova strategia anti-terrorismo per la regione.

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Conte: da Ue serve decisione ferma e risoluta

Alla Casa Bianca, Sergio Mattarella ha ribadito che "l'Italia condanna condanna l'operazione turca in corso", con "migliaia di sfollati, molte vittime anche tra i civili, con un alto rischio di offrire nuovi spazi impensati fino a pochi giorni fa all'Isis e al terrorismo non solo in M.O. ma anche in altri continenti". Per il premier Conte serve "una decisione comune, ferma e risoluta da parte dell'Ue" sul conflitto in Siria. "L'Italia - ha ricordato il presidente - da subito ha fermamente voluto la moratoria sulle armi", ora è necessario "evitare ulteriori sofferenze al popolo siriano e in particolare al popolo curdo". 

Le truppe di Assad a Raqqa

Prima di entrare a Kobane, le truppe siriane hanno fatto il loro ingresso a Raqqa. Secondo la tv al-Mayadeen le forze fedeli al leader siriano Bashar al-Assad hanno allestito punti di osservazione nella città che nell'ottobre del 2017 era stata liberata dalla presenza dei jihadisti dell'Isis dall'alleanza curdo-araba delle Forze democratiche della Siria (Fds). Diversamente dalle notizie circolate ieri, invece, Manbij, cittadina nel nord del Paese a ovest dell'Eufrate, non sarebbe sotto il controllo delle forze governative siriane. Un manipolo di truppe governative, presenti nelle campagne circostanti la città, è stato allontanato dalla popolazione locale. "In città ieri sera è soltanto entrata per poco tempo una pattuglia della polizia militare russa, che è uscita poco dopo. Non ci sono truppe di Assad", hanno fatto sapere testimoni oculari all'Ansa in riferimento all'esercito del presidente siriano Bashar al Assad.