Lunedì 29 Aprile 2024

La nuova vita di Jacinda Ardern, l’ex premier in cattedra all’università di Harvard: "Parlerò di estremismo"

A gennaio lasciò l’incarico in Nuova Zelanda: "Non ho più energie per la politica". Da capo di governo affrontò il più grande attentato suprematista

Jacinda Ardern, 42 anni

Jacinda Ardern, 42 anni

Una seconda vita, modellata sulle competenze accumulate nella prima. Come si governa una nazione, come si esce a testa alta dal più grande omicidio di massa della Nuova Zelanda. Un paio di mesi fa Jacinda Ardern aveva lasciato l’incarico perché era stanca, perché voleva sposarsi e perché, parole sue, era umana (i maligni dissero perché aveva perso voti e simpatie). Scelta inusuale per un politico, che però aprì la strada alle dimissioni repentine di altre colleghe eccellenti, a cominciare dal primo ministro scozzese Nicola Sturgeon. "Lascio perché questo lavoro così privilegiato comporta anche una grande responsabilità – disse la Ardern - quella di sapere quando sei la persona giusta per guidare il Paese e anche quando non lo sei". Ma quando sono in gioco le energie, di una donna non bisogna fidarsi. Qualche settimana per prendere fiato e l’ex premier neozelandese, 42 anni, è di nuovo in pista. Ha fatto sapere su Instagram che a partire dal prossimo autunno e per un semestre farà la ricercatrice e l’insegnante all’Università di Harvard, negli Stati Uniti.

Al Center for Public Leadership della Harvard Kennedy School e al Berkman Klein Center for Internet & Society si occuperà di leadership nell’amministrazione pubblica (magari con una accenno alla dimissioni in corso di leadership), di estremismo on line e delle "sfide attorno allo sviluppo degli strumenti di intelligenza artificiale". Tutto grazie a una doppia borsa di studio. E per non farsi mancare niente continuerà a collaborare con la Christchurch Call, istituzione intergovernativa che contribuì a fondare per fermare la diffusione dell’estremismo in rete dopo gli attacchi terroristici del 15 marzo 2019 nelle moschee di Christchurch in cui morirono 51 persone. Quindi salterà le prossime elezioni parlamentari in Nuova Zelanda a ottobre, ma subito dopo la fine del contratto tornerà nel suo Paese perché "dopotutto lì è casa". Un breve trasloco, e domani chissà.

I voti e le simpatie seguono traiettorie imperscrutabili, chissà che non ci sia un ritorno alla politica malgrado quella dichiarazione definitiva: "Probabilmente è il posto peggiore in cui io possa stare". Aveva cominciato ad assaggiarla a 17 anni e non dimenticava mai di ricordare il suo curriculum ecelettico: "Ho lavorato in un negozio di fish and chips più a lungo che in Parlamento. Ho tante esperienze e la politica non basta a definirmi". C’era anche un passato da dj nei locali notturni. E la collezione di ukulele, un mezzo ripiego per non essere riuscita a diplomarsi in chitarra. Nell’agosto del 2017 il mondo conobbe il suo volto di ragazza e un po’ meglio anche la nazione relegata nell’immaginario del Signore degli anelli.

Pasionaria laburista, Jacinda Ardem era riuscita a ribaltare le sorti di un partito in declino grazie a una campagna fortemente mediatica, vivace e concentrata sui social network. Il più giovane primo ministro in 150 anni di storia, quella che aveva il coraggio di portare la figlia Neve appena nata all’Onu e il velo fra i musulmani.

È stata dura con il virus e con se stessa e in cinque anni non si è fatta mancare niente, dagli incendi alla crisi climatica al terrorismo che la portò ad annunciare la messa al bando delle armi usate nell’attentato. Nemmeno l’eruzione del vulcano Whakaari che uccise altre 21 persone. A lasciare ci pensava dalla scorsa estate: "Ho dato tutta me stessa per essere primo ministro, ma mi è costato molto. Non posso e non devo fare questo lavoro se non ho il pieno di energie". Voleva appunto cose umane: sposare il suo Clarke Gayford come non potè fare durante il Covid, per colpa delle restrizioni che lei stessa aveva imposto. E fare da mamma alla sua bambina.