Mercoledì 1 Maggio 2024

Iran, scoperto maxi giacimento di petrolio. E Teheran annuncia: nuovo reattore nucleare

Lo ha annuciato il presidente Rohani. Nello stesso giorno la tv di Stato dà notizia dell'inizio della costruzione di un secondo reattore nucleare nella centrale di Bushehr, con l'aiuto della Russia. Si riapre il caso Levinson

Il presidente iraniano Hassan Rouhani parla a Yazd (Ansa)

Il presidente iraniano Hassan Rouhani parla a Yazd (Ansa)

Teheran, 10 novembre 2019  - Un nuovo giacimento petrolifero da circa 50 miliardi di barili è stato scoperto in Iran. L'annuncio lo ha fatto il presidente Hassan Rohani, che non ha mancato di mandare un messaggio a Trump: "Voglio dire alla Casa Bianca che nei giorni in cui sanziona le vendite di petrolio iraniano, i lavoratori di questo Paese e i suoi ingegneri sono stati in grado di scoprire 53 miliardi di barili di greggio", le parole del capo di Stato citate dall'agenzia Fars. 

Un'altra brutta notizia per Washington, che arriva nello stesso giorno in cui la tv di Stato iraniana dà la notizia, rilanciata dall'Associated Press, dell'inizio della costruzione di un secondo reattore nucleare nella centrale di Bushehr. E dopo il vanto del portavoce dell'Organizzazione per l'energia atomica dell'Iran (Aeoi), Behrouz Kamalvandi, che dall'impianto nucleare di Fordow ha rilanciato la capacità di Teheran di arricchire uranio fino al 60%, ben al di sopra di quanto richiesto dall'uso civile del nucleare, ma comunque inferiore al 90% necessario per la produzione di combustibile destinato alla bomba atomica. 

Il nuovo giacimento di 'oro nero', scoperto nella provincia di Khuzestan, potrebbe diventare il secondo più grande dell'Iran, dopo quello di Ahvaz che contiene 65 miliardi di barili. Sorride Rohani, nell'annunciarlo nel suo discorso pubblico, durante la sua visita nella città di Yazd: con questa scoperta aumenterebbero di un terzo le riserve di petrolio greggio dell'Iran, che al momento afferma di disporre di circa 150 miliardi di barili. E un rilancio per l'industria energetica iraniana, duramente colpita dalle sanzioni statunitensi dopo la crisi dell'accordo sul nucleare. 

Riguardo al nucleare sarà sempre la Russia ad aiutare Teheran nella costruzione del secondo reattore nella centrale di Bushehr, dopo aver fornito assistenza già per il primo, in funzione dal 2011, e dove si arricchisce l'uranio al 4,5% in violazione dell'accordo nucleare del 2015 siglato a Vienna. Ormai l'Iran ha iniziato un graduale disimpegno dall'intesa, dopo l'uscita unilaterale degli Stati Uniti, e sanzioni reintrodotte da Trump. 

Ma nello scontro tra Washington e Teheran, inaspettatamente si apre una luce sul caso di  Robert Levinson, 58 anni, l'ex agente dell'Fbi scomparso in Iran nel 2007 durante una missione per conto della Cia. Dopo anni l'Iran ha riconosciuto, rispondendo al Gruppo di Lavoro dell'Onu che indaga sulle sparizioni forzate o involontarie, che esiste un caso ancora aperto presso la sua Corte Rivoluzionaria su Levinson. Ammissione che però arriva pochi giorni dopo che il dipartimento di Stato Usa ha annunciato una taglia da 20 milioni di dollari per chi fornisca informazioni utili all'individuazione dell'uomo, considerato da Washington l'ostaggio americano detenuto più a lungo (a cui si sommano i precedenti 5 milioni offerti dall'Fbi). Una cifra di 25 milioni di dollari, analoga a quella messa in palio per la cattura del leader dell'Isis Abu Bakr al-Baghdadi.

La notizia, partita dalla famiglia di Levinson, però è già stata ridimensionata dal portavoce del ministero degli Esteri iraniano Abbas Mousavi, citato dall'agenzia Isna: "Nessun caso giudiziario è stato formato nei tribunali iraniani, incluso il tribunale rivoluzionario, sull'ex agente della Cia Robert Levinson", ma solo una mossa umanitaria per una "persona scomparsa". "Non abbiamo informazioni sul destino del cittadino americano, ma facciamo del nostro meglio per aiutare a risolvere il problema", ha detto Mousavi.