Venerdì 26 Luglio 2024
ALESSANDRO FARRUGGIA
Esteri

Guerra in Medio Oriente, le due potenze (rivali) dell’area. Pressing Usa sulla Turchia, Erdogan cerca una mediazione. ”Ma l’Iran lavora per il caos”

Blinken ad Ankara. E Washington replica alle minacce di Teheran: pronti a intervenire se attaccati. Il docente: “La Repubblica islamica strumentalizza i palestinesi, non vuole la guerra con Israele”

Un uomo disperato tra le macerie di Gaza dopo i bombardamenti israeliani che proseguono da settimane

Un uomo disperato tra le macerie di Gaza dopo i bombardamenti israeliani che proseguono da settimane

Roma, 7 novembre 2023 – A Gaza la morsa si stringe. Secondo le autorità di Hamas i palestinesi uccisi dalle forze di Tel Aviv dopo l’attacco ad Israele sarebbero 10.022 e oltre 25mila i feriti. Gaza nord, tagliata in due dal resto della Striscia dal 2 novembre, è circondata, e gli israeliani proseguono isolato dopo isolato a “ripulirla dai terroristi”, nonostante i 300mila civili rimasti nell’area. Ieri l’esercito israeliano ha dichiarato che i pesanti attacchi nel nord di Gaza hanno “causato danni significativi alle infrastrutture sotterranee e di superficie di Hamas e determinato l’uccisione di comandanti nascosti nei tunnel”.

Un uomo disperato tra le macerie di Gaza dopo i bombardamenti israeliani che proseguono da settimane
Un uomo disperato tra le macerie di Gaza dopo i bombardamenti israeliani che proseguono da settimane

La diplomazia cerca da un mese di centrare l’obiettivo di evitare il conflitto regionale (obiettivo per ora conseguito); ad aprire “pause umanitarie“ secondo gli americani o un vero cessate il fuoco per i Paesi arabi, ma anche per l’Ue, il Papa, le organizzazioni internazionali. Ieri Joe Biden ha ribadito al telefono a Benjamin Netanyahu l’appello a “proteggere i civili palestinesi”.

E il segretario di Stato americano Antony Blinken ha concluso ad Ankara il suo tour diplomatico. Si tratta del primo dialogo ufficiale tra gli Usa e la Turchia dall’inizio della guerra. E la realtà è che permane la freddezza. Nelle immagini dell’incontro si vede chiaramente Blinken stringere la mano al ministro degli esteri turco Fidan e cercare di abbracciarlo. Un approccio che il ministro turco respinge facendo leva sulla stretta di mano per evitare il collega. Un segnale non di certo positivo, giunto dopo la conferma che Blinken non avrebbe incontrato il presidente Recep Tayyip Erdogan.

"Sappiamo della profonda preoccupazione della Turchia per il terribile bilancio delle vittime a Gaza, civili innocenti – ha detto Blinken –. è una preoccupazione che condividiamo e stiamo lavorando su tutti i fronti per delle pause umanitarie” ma “servono anche progressi sugli ostaggi, una cosa che ovviamente sta particolarmente a cuore ad Israele”. Le differenze restano tutte, a parte una scontata convergenza sull’invio di più aiuti a Gaza, mentre l’Iran continua a tuonare, a maggior ragione dopo l’incontro di tre giorni fa tra Ismail Haniyeh, capo dell’ufficio politico di Hamas e l’ayatollah Ali Khamenei, guida suprema dell’Iran. Che ieri dopo aver incontrato il premier irakeno Al Sudani, ha detto che “gli americani sono complici dei crimini commessi dai sionisti a Gaza”.

Al Sudani, secondo il New York Times, sarebbe stato latore di messaggio di Biden: interverremo militarmente se attaccate Israele o le truppe o gli interessi americani ovunque nella regione. Ma la repubblica islamica? “L’Iran – osserva il professor Pejman Abdelmohammadi, docente di Storia dei Paesi islamici all’università di Trento – vuole l’instabilità in Medio Oriente, non la guerra aperta con Israele. L’obiettivo di Teheran è riportare l’islam politico e militante al centro dei giochi. All’Iran non importa davvero dei palestinesi ma li ha sostenuti dalla nascita della repubblica islamica, quindi dal 1969 in poi, puramente in funzione anti-israeliana, per proiettare il suo potere nell’area, come ha fatto in Siria, rilanciando i suoi proxy Hezbollah e Houti”.

La Turchia – osserva Carlo Marsili, ex ambasciatore in Turchia dal 2004 al 2010 – ha ambizioni di potenza regionale e gioca di solito per conto proprio. L’ambizione è giocare da mediatore, ma la possibilità di farlo nel conflitto israelo-palestinese mi pare minima, perché i palestinesi possono certamente accettare una mediazione turca ma non lo potrà più fare Israele, data la posizione durissima assunta da Erdogan su Gaza. Quanto ai rapporti con l’Iran, sono abbastanza complicati. Sono d’accordo sul sostegno ai palestinesi, non molto altro”.