Martedì 30 Aprile 2024

Nasce il gigante dell’oro. Barrick si prende Randgold

Operazione da 18 miliardi di dollari. Il gruppo competerà con Pechino per le miniere africane

Oro, un minatore al lavoro in un impianto della Rangold

Oro, un minatore al lavoro in un impianto della Rangold

New York, 25 settembre 2018 - Insieme formeranno un colosso dell’oro di oltre 18 miliardi di dollari che non piace affatto ai cinesi perché insidierà fortemente il loro primato di primi produttori e consumatori mondiali del prezioso metallo. La fusione tra Barrick Gold of Canada e Randgold Resources è una decisione strategica che permetterà al super gruppo di controllare cinque dei più grandi giacimenti e gruppi del mondo con l’opzione per assorbirne altri due. La Randgold, storica concorrente di Barrick, che contrappone l’oro africano a quello americano, ha accettato di essere comprata per 6 miliardi di dollari.

Il presidente di Barrick, John L. Thornton, manterrà la supervisione dell’intero gruppo, potendo contare sui due terzi del consiglio di amministrazione, mentre Mark Bristow, ceo di Randgold, sarà di fatto l’uomo d’azione con piena responsabilità sulle tecniche e politiche di estrazione. Quella che viene chiamata una fusione in realtà è una vera e propria acquisizione, perché con il nuovo accordo Barrick verrà trattata sia sul mercato di New York che di Toronto e di fatto si troverà in mano il 66,6% del pacchetto, mentre agli azionisti di Randgold resteranno il 33% e forti limitazioni nelle decisioni industriali.   La promessa che i padroni canadesi hanno fatto ai nuovi soci è di adottare le tecniche di espansione di Randgold ma su larga scala, per garantire anche a loro le performance e i buoni rendimenti di cui i soci di Barrick hanno beneficiato nell’ultimo decennio, nonostante il mercato dell’oro oscillante a livello mondiale abbia finito per ridurre fortemente la capitalizzazione dei due gruppi rivali che adesso si sono fusi per contrastare altri colossi come quelli di Pechino, Hong Kong e Shanghai.

Non è un caso se nella presentazione dell’intesa – che dovrà passare al vaglio delle autorità e sarà completata solo ai primi del 2019 – grande interesse è stato manifestato dagli stessi manager per avere una larga fetta di investitori cinesi che potrebbero essere attratti dagli ottimi profitti promessi dal gruppo, convinti che l’oro diventerà sempre più un bene.   Con una capitalizzazione di mercato di 18,3 miliardi di dollari, il super colosso delle miniere si aspetta un ricavo di 9,7 miliardi, ma soprattutto si troverà ad avere un largo controllo sull’oro africano molto richiesto anche dai cinesi. Randgold ha centri di estrazione in Senegal, Mali, Repubblica democratica del Congo e Costa d’Avorio, in quelle zone dell’Africa che da tempo Pechino corteggia offrendo infrastrutture gigantesche in cambio di miniere da sfruttare. L’operazione-fusione si concretizzerà attraverso la distribuzione del nuovo pacchetto azionario: ogni titolo della Randgold verrà convertito in 6,128 azioni della ‘nuova Barrick’.