Lunedì 29 Aprile 2024

Egitto, attentato a moschea nel Sinai: è strage

Almeno 235 morti. Una bomba durante la preghiera, poi spari sui fedeli in fuga. Sisi fa subito bombardare le postazioni jihadiste

Egitto, attentato nella moschea di Arish (Ansa)

Egitto, attentato nella moschea di Arish (Ansa)

Il Cairo, 24 novembre 2017 - Attentato in Egitto contro una moschea nel nord del Sinai. Pesantissimo il bilancio: almeno 235 persone sono morte e centinaia  ferite, come riferisce l'agenzia di stampa ufficiale Mena. Gli attentatori, forse una quindicina, hanno agito durante la preghiera del venerdì islamico, piazzando bombe artigianali e sparando sui fedeli in fuga dopo la deflagrazione degli ordigni. Sono stati "presi di mira da terroristi che li aspettavano davanti alla porta", hanno precisato all'Ansa fonti che preferiscono restare anonime. 

L'attacco, dicono le forze di sicurezza del Cairo citate da Mena, è avvenuto alla moschea al-Rawdah, a Bir al-Abed. Reuters cita due testimoni oculari e una fonte delle forze di sicurezza: alcuni uomini armati non identificati, sospettati dalle autorità di far parte di gruppi islamisti, hanno lanciato la bomba contro la moschea per poi aprire il fuoco contro i fedeli in preghiera. 

Il presidente egiziano Abdelfatah Al Sisi ha promesso che esercito e polizia "vendicheranno" le vittime del peggior attacco terroristico nella storia recente dell'Egitto. Le forze armate "vendicheranno i nostri figli per recuperare la stabilità, risponderemo a questo atto con forza brutale", ha detto il presidente in un discorso trasmesso dalla televisione nazionale egiziana. 

L'esercito egiziano ha riferito di aver ucciso due "miliziani" e di aver distrutto diversi "covi di terroristi" nella penisola. Le forze aeree egiziane hanno bombardato postazioni jihadiste vicino al villaggio di Rawda, dove è stato compiuto l'attentato, in quella che viene chiamata "Operazione Vendetta per i martiri".

La moschea attaccata è frequenttata da una minoranza islamica, e si trova in un piccolo centro, Bir al-Abed, a ovest della città di Arish (sotto la mappa). Nel Sinai settentrionale, ma soprattutto più a est, è attivo un gruppo jihadista alleato dell'Isis.

Il luogo. La moschea scelta per la strage è considerata roccaforte dei sufi, il ramo spirituale della galassia islamica, ritenuto eretico da parte degli estremisti dell'Isis e quindi combattuto con ferocia. E' simbolico anche il giorno: il venerdì è festa e le moschee di tutto il mondo sono affollate per la preghiera di mezzogiorno, l'unica che comprende un sermone durante la settimana. 

E sono giorni ancora più importanti per la dottrina sufi perché precedono l'anniversario della nascita del profeta Maometto (579) che sarà celebrato giovedì prossimo. Nel febbraio scorso gli estremisti rapirono e decapitarono due esponenti del mondo sufi nel Sinai proprio con l'accusa di eresia. 

Dai primi racconti dei testimoni un commando di almeno quindici uomini arrivati a bordo di due auto sono entrati nella moschea durante la prima parte del sermone e hanno prima lanciato una bomba e poi hanno cominciato a sparare sulla folla in fuga. Nell'attacco sono state sterminate famiglie intere. 

Il commando ha poi incendiato le auto presenti affinché non venissero utilizzate per soccorrere i feriti e cercato anche di ostacolare l'arrivo delle ambulanze.

Il presidente del consiglio Paolo Gentiloni, intervenendo ad un convegno, ha espresso solidarietà al popolo egiziano. "Richiamo l'attenzione su quello che è successo nel nord del Sinai. Dedichiamo un pensiero a quello che è accaduto in questa moschea, una strage con oltre 200 morti e con delle modalità agghiaccianti. Alle vittime, ai loro famigliari e alla comunità islamica egiziana, così forte nelle sue tradizioni, rivolgiamo una parte dei nostri pensieri confermando vicinanza e impegno".