Giovedì 2 Maggio 2024

Ameba mangia cervello, un morto in Georgia. Bassetti: cosa c’è da sapere

L’infettivologo: “In passato casi anche in Italia”. E sulle malattie infettive: “Ne conosciamo appena il 5-10%, investire di più sulla ricerca”

Ameba mangia cervello, un morto in Georgia (Usa)

Ameba mangia cervello, un morto in Georgia (Usa)

Roma, 31 luglio 2023 – L’ameba mangia cervello ha fatto un'altra vittima negli Stati Uniti: questa volta in Georgia. Ne danno notizie le autorità sanitarie.  “Morto per un’infezione da Naegleria fowleri, che distrugge il tessuto cerebrale provocando gonfiore del cervello e di solito il decesso”, scrive il Dipartimento di Salute pubblica.

Appena 10 giorni fa dalla Florida la notizia di un 14enne che è sopravvissuto, anche se è rimasto paralizzato.

Come si è infettato

Secondo la prima ricostruzione delle autorità sanitarie, l’uomo si sarebbe infettato facendo il bagno in un lago o in uno stagno. Naegleria fowleri, ricordano i sanitari, “non si trova nell'acqua salata, come l'oceano, e non si trova nell'acqua potabile e nelle piscine adeguatamente trattate”.

Cosa dice la scienza

"Solo circa tre persone negli Stati Uniti vengono infettate ogni anno, ma queste infezioni sono generalmente fatali”, rammentano gli scienziati.

Tra il 1962 e il 2021, sempre secondo i numeri delle autorità sanitarie, sono stati confermati 154 casi; di questi solo 4 sono sopravvissuti. 

Bassetti: cosa c’è da sapere

Matteo Bassetti, il professore che dirige la Clinica Malattie Infettive del San Martino a Genova, chiarisce: “L’amebiasi può avere anche localizzazione addominale, oltre che cerebrale. Naturalmente queste infezioni corrono anche in rapporto allo stato immunodepressivo del paziente. Questo micro-organismo è abbastanza frequente nei paesi in via di sviluppo. Bisogna sapere che la cosiddetta ‘ameba mangia cervello’ esiste ma non è così frequente. In passato abbiamo visto episodi anche in Italia. Ma non ne farei un caso. Piuttosto, bisogna investire di più sulla conoscenza”.

“Il 90% delle malattie infettive è ancora sconosciuto”

Il ragionamento serve come base per dare una percentuale choc. “Ancora oggi – ragiona il professore – il 90% delle malattie infettive è sconosciuto. Percentuale che vale sicuramente per alcune parti del mondo, come ad esempio l’Africa. Penso ai vermi di mammut liberati dallo scioglimento del permafrost in Siberia e tornati a vivere dopo 46mila anni. Servono investimenti più importanti sulla ricerca. In futuro potremo riportare in vita anche virus di milioni di anni fa. Questo ci può consentire di studiare un mondo di cui non sappiamo ancora nulla”. Può diventare anche un pericolo? “Tutto ciò che è scoperta è sempre un’opportunità – riflette Bassetti . Dando naturalmente per scontato che queste informazioni siano ben utilizzate”.