Giovedì 2 Maggio 2024

Per la destra è una sfida (anche) culturale

Cose dette in queste ore, in ordine sparso: è nato il governo più a destra di sempre. Più identitario (rispetto alla cultura di destra) di sempre. Un governo meloniano più meloniano che mai

Agnese Pini

Agnese Pini

Cose dette in queste ore, in ordine sparso: è nato il governo più a destra di sempre. Più identitario (rispetto alla cultura di destra) di sempre. Un governo meloniano più meloniano che mai.

Ora: archiviata la fase dei commenti a caldo, e provando ad analizzare la squadra dei 25 che ieri ha giurato sulla Costituzione, possiamo dire che in questo governo convivono in realtà due anime. Diverse e vedremo fino a che punto complementari.

È un governo di destra? Indubbiamente sì, e ci si stupisce di chi se ne stupisce, avendo la destra stravinto le elezioni. Molto politico, dichiaratamente identitario nella scelta dei nomi, decisamente poco tecnico. Del resto anche i tecnici puri, in tutto cinque, provengono da radici culturali e ideologiche che si collocano nell’area politica della maggioranza.

Al tempo stesso non può che balzare all’occhio un dato, evidente e incontrovertibile: Giorgia Meloni ha scelto, nelle caselle maggiormente delicate anche sotto il profilo internazionale, due figure decisamente centriste, e per centriste intendo, in questo caso, “rassicuranti”. Per le diplomazie e per i mercati. Parliamo degli Esteri e dell’Economia.

Antonio Tajani, alla Farnesina, ha coltivato negli anni un saldo curriculum europeista e atlantista. Giancarlo Giorgetti, nel dicastero che fu di Franco, è il più tecnico fra i politici della squadra di governo e il più draghiano tra i ministri della precedente legislatura.

La forte marcatura di destra si vede invece in maniera inequivocabile nei dicasteri che maggiormente incidono sulla definizione culturale e valoriale che si vorrà imprimere al Paese. Meloni lo ha fatto anche con scelte lessicali precise, e già molto si è detto sul ministero della Natalità, come su quello della Sovranità alimentare. Le parole, come sempre, non ci raccontano solo una forma, ma anche una sostanza di governo. La sfida, per lei, sarà adesso dimostrare che quel sistema culturale e valoriale potrà dare risposte efficaci alle esigenze della società complessa e globale di oggi. Che merita di essere riconosciuta.