Mercoledì 24 Aprile 2024

Elezioni, dimmi in che piazza vai e ti dirò chi sei

I partiti scelgono dove concludere la campagna elettorale. La scelta non è neutra. Ecco una mappa ragionata dei "luoghi"

Una manifestazione a piazza San Giovanni a Roma (Ansa)

Una manifestazione a piazza San Giovanni a Roma (Ansa)

Il 25 settembre si avvicina, e la scelta delle piazze sulle quali «concludere» la campagna elettorale racconta il momento che i partiti vivono e le loro aspettative. Se, a Roma, andare a piazza San Giovanni (enorme) o in piazza del Popolo (medio-piccola) non è la stessa cosa. Ecco una mappa ragionata.

Conte ha ‘scippato’ al Pd la piazza dell’Ulivo

La prima notizia che si viene a sapere è che Giuseppe Conte e i suoi 5s, ormai divenuti la nuova ‘Bestia nera’ del Pd (sono in risalita nei sondaggi), hanno ‘scippato’ la piazza 'storica' dell’Ulivo al partito di Letta. Stiamo parlando di piazza Santi Apostoli. Uno smacco assai grave, anche perché il segretario del Pd non fa che citare la storia e il mito dell’Ulivo, fondativo per ogni segretario del Pd che sia tale. Per non dire del fatto che, come a ogni elezione, il povero Romano Prodi viene portato in giro come la Madonna pellegrina. Com’è, come non è, Conte gliel’ha fatta sotto il naso. Banalmente, si è mosso per tempo e, chieste le regolari autorizzazioni alla Questura e al Comune di Roma, ha schiacciato il bottone del ‘prenotato’. Bruciando il Pd, e tutti gli altri, sul tempo, Conte chiuderà, dunque, il 23 settembre a Santi Apostoli che oltre al richiamo della stagione prodiana offre anche il vantaggio di assicurarsi l’effetto ‘piazza piena’ alla modica ‘cifra’ di 2-3mila militanti. Più di quelli la piazza non li contiene.

Tutti gli altri ‘visiting professor’ della piazza

Per le stesse due ragioni di cui sopra, almeno a sinistra, Santi Apostoli resta tappa obbligata. Nessuno dei ‘nanetti’ di centrosinistra mancherà. Il cartello rossoverde chiuderà lì il tour del duo Fratoianni-Bonelli, il 22 settembre. Sempre lì si sono date appuntamento le redivive Sardine, che hanno lanciato una reunion per il 10 settembre, chiamando a raccolta il popolo anti-Meloni, come ha annunciato il loro leader (sic) Mattia Santori.

Una manifestazione del Pd a piazza del Popolo
Una manifestazione del Pd a piazza del Popolo

Un’altra piazza simbolo, piazza del Popolo

Al lieto evento non partecipa Enrico Letta. Il Pd ha prenotato Santi Apostoli ma – causa Conte - per il 6 settembre: invece di chiuderla, coi ‘Santi’ (Apostoli), la campagna elettorale la aprirà, e la concluderà sempre a Roma, ma in una piazza decisamente più vasta e, quindi, più difficile da riempire, oltre che ‘fredda’: piazza del Popolo. ‘Fredda’, piazza del Popolo, lo è perché è una piazza che ‘si dà’ un po’ a tutti, incolore e insapore, oltre che frequentata dai ricchi russi che, almeno fino a ieri, dormivano al magnifico Hotel De Russie che sulla piazza si affaccia, o dalla Roma ‘bene’ – e, anche, va detto, assai cafona - che va a mangiare al Bolognese. Inoltre, piazza del Popolo, nel tempo, ha radunato i leader più svariati e popoli dalle fedi più diverse. La Cgil e Berlusconi, Salvini e il comizio di chiusura dei 5 Stelle alle Politiche del 2018. Da un comizio a piazza del Popolo partì nell’ottobre scorso il corteo di Forza Nuova che si concluse con l’attacco alla Cgil. Per gli addetti ai lavori, a seconda di dove metti il palco, puoi strappare un buon colpo d’occhio (cioè fingere la ‘piazza piena’) con 50mila persone come con 20mila. L’anno scorso la riempì Giorgia Meloni, ma con un candidato sindaco come lo straperdente ‘Michetti chi’, Enrico Michetti, e non era facile. Morale: il Pd andrà lì, a chiudere, poi si vedrà.

Centrodestra, voglia di prova di forza: San Giovanni

Ovviamente, anche a destra si cerca ‘la’ piazza, ma il problema preliminare è un altro: la data e l’accordo ‘politico’ per un comizio unitario, con tutti e tre i leader: Salvini, Meloni, Berlusconi (o “chi ne fa le veci”, cioè il buon Tajani), il quale, per conto suo, chiuderà a Milano, al MICO, il 23. La Lega voleva piazza del Popolo, soffiata però, stavolta, proprio dal buggerato Letta, con tanto di autorizzazione della Questura già in tasca. L’alternativa resta una sola: la mitica piazza San Giovanni. La piazza dei grandi comizi del Pci (quello di Berlinguer, mica bruscolini), della Cgil (quella di Cofferati, contro i governi Berlusconi), quella dei ‘girotondi’ (idem), ma anche quella del concertone del I maggio, nonché dello ‘Tsunami tour’ di Beppe Grillo del 2013. Ma San Giovanni, negli anni, non ha perso solo il ‘rosso’ storico. E’ diventata la piazza di “sono Giorgia, sono una donna, sono una madre, sono cristiana” (correva l’anno 2019), da cui ritornello. Infatti, a Fratelli d’Italia non dispiace affatto. Il problema sono le ‘agende’, dicono i tre staff, ma la verità è che i tre ‘amigos’ si marcano a vista e, soprattutto, si guardano in cagnesco. Circola l’ipotesi di anticipare di uno o due giorni rispetto al 23 per avere tutti sullo stesso palco. Altrimenti non se ne farà nulla, anche perché il ‘pratone’ ex rosso, per un partito solo, fa paura. Anche il Terzo Polo vorrebbe chiudere a Roma, ma, a questo punto, quale slargo rimane libero? Il rischio che, come le piazze, manchino i voti, c’è. E qui sovviene una citazione classica, quella di Pietro Nenni dopo i risultati delle elezioni del’48 che vedevano il suo Psi unito al Pci di Togliatti: “piazze piene, ma urne vuote”… Ecco, appunto.